Il successo di un’azienda passa anche per le politiche di diversity management. Cos’è e quali sono i vantaggi?

Cosa si intende quando si parla di inclusività in ambito aziendale e lavorativo? Oggi più che mai, inclusione è una parola chiave per un’azienda di successo poiché è in grado di rendere le diversità presenti al suo interno un vero e proprio valore aggiunto: riconoscere le differenze individuali è diventato un must” per massimizzare il potenziale presente in ognuno. E, mentre i mutamenti del tessuto sociale hanno modificato radicalmente il mercato del lavoro, portando sempre più diversità a dover convivere nello stesso ambiente, ha assunto sempre più importanza il concetto di diversity management.

L’idea che la gestione delle diversità delle persone all’interno dei luoghi di lavoro possa costituire un fattore rilevante per il successo aziendale ha portato ad uno sviluppo negli anni di una serie di politiche che hanno lo scopo di abbattere barriere, differenze, ostilità e conflitti.

Ma che cos’è, nello specifico, il diversity management? Le politiche di inclusione sono davvero così importanti per migliorare produttività e reputazione di un’azienda?

Un po’ di storia

Tutto nasce negli Stati Uniti d’America, contesto multiculturale per eccellenza in cui la discriminazione (etnica, razziale, di genere etc.) ha avuto gioco facile nell’influenzare anche il mondo delle professioni.

Tuttavia, sul finire degli anni Ottanta del Novecento molte aziende statunitensi cominciarono ad accorgersi dell’enorme potenziale che andava sprecato in ragione delle discriminazioni, e iniziarono pertanto a cercare strategie utili a combatterle e a valorizzare al contrario l’incontro tra diversità, così da creare un clima più inclusivo e sereno sul posto di lavoro, che avrebbe portato vantaggi non solo a livello “civile”, ma anche “produttivo”: queste aziende avevano infatti compreso che la valorizzazione della diversità avrebbe potuto portare loro enormi vantaggi in termini sia economici che reputazionali.

È così che nasce un nuovo approccio alle persone all’interno delle risorse umane e si inizia a parlare di “gestione delle diversità”: Diversity management, appunto.

 

 

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Cos’è e come funziona il diversity management

Per diversity management si intende, dunque, un insieme di azioni strategiche di inclusione lavorativa che hanno come obiettivo quello di valorizzare la diversità all’interno di un ambiente di lavoro, sia essa di genere, di orientamento sessuale, di origini etniche, di età, di cultura, di abilità fisiche, ecc.

La risorsa umana viene posta al centro di questo approccio organizzativo strategico che, se ben implementato, agevola il raggiungimento degli obiettivi dell’azienda aumentando la sua produttività, competitività, immagine e reputazione.

Per implementarlo è necessario coinvolgere tutti gli stakeholders collegati al contesto lavorativo (dipendenti, direzione, clienti, fornitori, istituzioni, ecc) e spronarli, attraverso azioni concrete, ad ampliare la loro visione della società.

L’azienda è ricca di diversità: possono essere messe in pratica azioni o vere e proprie politiche al fine di ridurre quelle tensioni che nascono tra colleghi o nei vari team di lavoro per via di pregiudizi o incomprensioni “culturali”. Va da sé che in un ambiente in cui tutti si sentono a proprio agio e possono esprimere la propria diversità, le persone sono sottoposte a minor stress e lavorano meglio. Infine, l’inclusione delle diversity contribuisce all’innovazione e al cambiamento, perché dà modo di sfruttare punti di vista differenti.

Le aree di intervento

Il diversity management si applica in cinque macroaree fondamentali. A livello aziendale, quindi, vengono adottate politiche al fine di ridurre i gap che hanno origine da questi ambiti di diversità. 

  • genere: per ridurre il gender/salary gap e favorire il work-life balance;
  • età: per ridurre il gap generazionale e dare a tutti le stesse opportunità di crescita;
  • orientamento sessuale: per favorire un ambiente di non discriminazione in base alle preferenze sessuali e alle identità di genere;
  • disabilità: per valorizzare al massimo le capacità del disabile, oltre i meri obblighi normativi;
  • origini culturali: per combattere atteggiamenti ostili e razzisti e bassa considerazione dei lavoratori con origini etniche differenti.

Il diversity management in Italia

Dopo l’approvazione della Legge Cirinnà, ossia la Legge sulle unioni civili, anche nel mondo del lavoro italiano molte realtà grandi e piccole stanno adottando politiche e iniziative volte ad estendere i diritti riconosciuti alle coppie “tradizionali” anche alle coppie dello stesso sesso. Infatti, favorire l’adozione di misure volte a promuovere il rispetto e l’integrazione delle diversity anche nel campo dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere è importante e richiede un impegno sempre crescente.

Ma ci sono aziende che hanno perfino anticipato i tempi. Un esempio importante è dato da Intesa Sanpaolo, che già nel 2014 aveva siglato con i sindacati un “Protocollo quadro sull’inclusione e le pari opportunità” che, tra le altre cose, estendeva il congedo matrimoniale anche alle coppie omosessuali che si sposavano all’estero. Altro caso di eccellenza è quello di Unicredit che, anticipando l’approvazione delle unioni civili, ha esteso la parità di diritti anche riguardo le coperture assicurative e il ricongiungimento familiare.