Essere un leader significa diventare una guida salda. Questa parola indica infatti la capacità di una persona di guidare un team. In generale fa riferimento al talento – innato o meno – di alcune persone di influenzare gli altri. Si applica dunque non solo al livello lavorativo, ma anche in altri ambienti
In azienda, un leader si assume le responsabilità all’interno del team, coordina le attività della squadra ed è seguito dagli altri colleghi che lo considerano una figura a cui fare riferimento. Il successo di un gruppo di lavoro dipende soprattutto dalla comunicazione interna e dal modo in cui i lavoratori scelgono di utilizzare le loro abilità. Un buon leader, inoltre, sa valorizzare ogni singolo componente di un gruppo di lavoro, sfruttando le loro peculiarità per raggiungere risultati migliori.
Ciò significa che per esercitare la leadership non basta svolgere una funzione di prestigio: bisogna mutare prima di tutto il proprio modo di essere. Il leader, infatti, è la persona a cui gli altri guardano per conoscere la strada da percorrere, rappresenta una guida che incoraggia e sostiene, aiutando ognuno a trovare il proprio percorso.
La figura del leader
Per raggiungere un obiettivo, a volte non basta semplicemente possedere capacità e competenze. Occorre quella marcia in più che ha permesso a tanti personaggi di raggiungere la fama mondiale (basti pensare a figure carismatiche come Ghandi, Mandela e Bill Gates).
Limitare l’immagine del leader ad una persona ben vestita con una ventiquattrore in pelle e due smartphone sarebbe decisamente riduttivo. Essere leader è soprattutto una condizione interiore, quell’atteggiamento che permette di creare un ambiente costruttivo intorno a sé, infondendo fiducia ed entusiasmo e gettando le basi per la creazione di un contesto sempre più produttivo.
Un esempio su tutti, Steve Jobs, che nonostante girasse in jeans e maglioncino a collo alto, è stato capace di affermarsi come un leader dalle straordinarie doti imprenditoriali. È conosciuto e ammirato da chiunque ed è ancora oggi uno dei più rari esempi di leadership di successo. Come egli stesso ha raccontato, le sconfitte e le strade apparentemente sbagliate non lo hanno mai demotivato, piuttosto lo hanno spinto a guardare sempre oltre, fino a raggiungere quegli incredibili risultati.
5 soft skill da possedere per essere un buon leader
Le prime cinque competenze trasversali a comporre l’elenco stilato dagli esperti sono:
- L’ascolto attivo: il leader ha a cuore le opinioni delle persone che fanno parte della propria azienda.
- Il motivational speaking: il vero capo d’azienda è in grado di motivare i propri collaboratori e di ispirare fiducia e positività.
- Le interpersonal skill: l’attitudine alla gentilezza e, quindi, a coltivare delle relazioni efficaci all’interno del proprio workplace.
- La leadership collettiva: essere leader significa anche capire quando lasciare la parola ai propri collaboratori, facendoli sentire importanti e, a loro modo, anche dei punti di riferimento.
- Il time management: la capacità di organizzare il lavoro e rispettare anche le scadenze.
Alessandro Zollo, Amministratore Delegato di Great Place to Work® Italia è convinto che:
Essere leader significa essere una fonte d’ispirazione e, soprattutto, un grande ascoltatore. La pandemia ha velocizzato il processo di evoluzione dei capi d’impresa che hanno dovuto dare inizio ad un processo di trasformazione aziendale per adattarsi alle nuove esigenze dei propri collaboratori e non solo. A tal proposito emerge la figura del leader gentile, ovvero colui che motiva i propri collaboratori, invitandoli a dare il meglio
Altre 5 importanti soft skill
Alle prime cinque “leader skill” indicate in precedenza ne vengono aggiunte altrettante di assoluta importanza:
- La gestione dei conflitti interni per favorire lo scambio di opinioni.
- La costruzione di feedback accurati, per aiutare le persone a migliorare sia dal punto di vista personale sia professionale.
- La comunicazione efficace, poiché risulta fondamentale essere chiari sia di fronte ad eventuali clienti sia agli occhi dei collaboratori.
- L’empatia, ovvero la competenza ideale per comprendere le necessità dei propri collaboratori.
- La flessibilità, la quale consente di adattarsi alle diverse situazioni lavorative.
Come comportarsi da vero leader
Comportarsi da vero leader non è sempre semplice. Spesso chi si trova in una posizione di comando deve affrontare tante difficoltà, ma riuscire a gestire correttamente il team significa conquistare validi alleati. Ecco qualche consiglio finale da ricordare per intraprendere con successo la strada della leadership:
Un leader non comanda: impartire ordini è assai facile, ma è altrettanto facile che la propria autorità venga messa in discussione se non si è in grado di affermarsi come leader anche agli occhi di chi ci circonda. Ciò che contraddistingue un vero leader è la capacità di motivare gli altri diventando un esempio da imitare e a poco serve occupare posizioni di privilegio e responsabilità se non si gode del rispetto degli altri.
Un leader non finisce mai di imparare: troppo spesso coloro che occupano posizione di comando tendono a sentirsi “arrivati” e rifiutano qualsiasi impegno mentale che esuli dai loro compiti. Al contrario, i grandi leader sono curiosi e costantemente impegnati nell’apprendimento, sempre alla ricerca di nuove idee per mettersi in gioco, cercando sempre nuove opportunità per imparare e crescere.
Apertura al multiculturalismo: in un’economia sempre più globalizzata, nulla apre la mente come conoscere e rapportarsi ad altre culture, anche in campo lavorativo. Questo perché una cultura diversa e lontana è sempre portatrice di valori ed idee nuove in grado di arricchirci e di avere uno sguardo a 360° sul mondo.
Avere fiducia: per infondere fiducia negli altri, il primo passo è quello di essere fiduciosi. L’insicurezza viene trasmessa con estrema facilità ed è contagiosa. Ecco perché un vero leader è ottimista per natura ed è in grado di infondere fiducia e speranza negli altri.