Seppur con un’infanzia difficile alle spalle, Jan Koum è riuscito a costruirsi un percorso di successo. La sua è una storia di impegno e determinazione, ma anche di amicizia e ambizione: dopo il trasferimento dall’Ucraina agli Stati Uniti e la morte di entrambi i genitori, è stato il suo futuro socio a salvargli la vita (e il futuro)
Dietro l’idea di WhatsApp c’è il desiderio di un bambino fatto uomo che avrebbe voluto comunicare di più con il suo papà. Jan Koum è conosciuto in tutto il mondo come il (co)fondatore di WhatsApp, l’applicazione di messaggistica istantanea di cui oggi non potremmo fare a meno. Entrata presto nella famiglia di Facebook&Co sotto la guida di Mark Zuckerberg, la WhatsApp Inc. è stata fondata nel 2009 e il merito va a due amici che hanno saputo mettere in piedi una realtà social al momento giusto. Jan Koum è soltanto la metà della mela in questa storia: per lanciare l’app di messaggistica ha collaborato a quattro mani con Brian Acton, amico e collega di vecchia data conosciuto grazie ad un precedente lavoro.
Ma prima di parlare del successo di WhatsApp e di come poi quest’applicazione abbia fruttato a Jan Koum miliardi di dollari – complice l’acquisizione di Facebook – è giusto fare un passo indietro e raccontare l’uomo dietro la macchina.
Dietro il successo di WhatsApp c’è un’infanzia sofferta
La storia di Jan Koum ci porta indietro di quasi quarantacinque anni, quando dell’inventore miliardario non vi era ancora traccia. Il creatore di WhatsApp è nato nel 1976 in Ucraina, precisamente in un piccolo villaggio collocato fuori Kiev. Cresciuto come figlio unico, è vissuto con un papà spesso lontano per lavoro e una mamma casalinga. La loro condizione economica non era delle migliori e il co-fondatore di WhatsApp, sin da ragazzino, ha imparato il valore (e l’assenza) del denaro. La sua famiglia ha vissuto periodi bui, dipesi in parte dalla povertà del paese (spesso erano senza acqua calda in casa) e in parte dovuti al lavoro del papà. Occupandosi di costruzione di edifici (strutture come scuole e ospedali), il padre di Jan Koum temeva di essere intercettato telefonicamente, motivo per cui ha sempre cercato di ridurre all’osso le comunicazioni con moglie e figlio. Un’assenza, quella paterna, che ha gravato sulla crescita di Koum. Eppure, senza quella sofferenza, probabilmente oggi non avremmo WhatsApp.
Prima di rifugiarsi in America, Jan Koum ha vissuto un’infanzia difficile. Ne ha raccontato un aneddoto a Wired, spiegando che da bambino frequentava una scuola sprovvista di bagno all’interno della struttura. Bisognava uscire e superare il parcheggio per usufruire di quei servizi, anche quando le temperature segnavano -20 ° C. Il fondatore di WhatsApp si è sempre reputato un animo ribelle, ma è stata sua madre ad attuare la rivoluzione più importante della sua vita. Senza la scelta di trasferirsi negli Stati Uniti e ricominciare da zero, probabilmente Jan Koum non avrebbe mai incontrato Brian Acton e, di conseguenza, i due non avrebbero mai fondato un’azienda insieme.
L’arrivo di Jan Koum negli Stati Uniti e la nascita di WhatsApp
Quando Jan compie 16 anni, sua madre di punto in bianco decide che è arrivato il momento di aprire un nuovo capitolo della loro vita. Preparano i bagagli, portano con sé la nonna e arrivano in California, la terra baciata dal sole. Ma il sogno americano, talvolta, resta un sogno. Per Jan e la sua famiglia le difficoltà economiche sono ancora all’ordine del giorno. Come riporta Forbes, la madre inizia a lavorare come babysitter e quello che poi diventerà il fondatore di WhatsApp si accontenta di qualche soldo lavando i pavimenti di un negozio alimentare. Che fine ha fatto il padre?, vi chiederete. È rimasto in Europa, con la promessa di raggiungerli in tempi più rosei. Una promessa che purtroppo non ha mai mantenuto. Ad aiutare la famiglia sfortunata è stato un programma di sostegno sociale che fornisce buoni pasto con cui comprare da mangiare. Quell’edificio, che ha rappresentato per Jan Koum un’ancora di salvezza, qualche anno più avanti è diventato il quartiere generale della sua azienda.
Nonostante il creatore di WhatsApp non amasse particolarmente la scuola, dimostra di avere ottime doti informatiche. A soli 18 anni si avvicina alla programmazione e, pur essendosi iscritto alla San Jose State University per far contenta la madre, decide presto di rinunciare agli studi. La mamma si ammala di cancro e nel giro di poco muore. Anche suo padre lo lascia, senza averlo mai raggiunto negli USA. Jan Koum si rimbocca le maniche e trova lavoro come security tester presso la Ernst & Young. È qui che conosce Brian Acton. E, nel 1997, viene assunto da Yahoo proprio grazie al suo amico. Dieci anni dopo, il magnifico duo decide di licenziarsi per avviare la propria azienda e, nel 2009, nasce WhatsApp Inc.
L’arrivo di Mark Zuckerberg e le dimissioni
Un’applicazione che permette di scambiare messaggi di testo, di inviare immagini, video, file audio, documenti e posizioni geografiche e, più di recente, anche di effettuare videochiamate. Il mondo messo a disposizione da parte di WhatsApp sembra essere infinito e il suo appeal ha catturato l’interesse anche di Mark Zuckerberg. Prima ancora di stringere un patto fruttato miliardi di dollari con l’inventore di Facebook, Jan Koum e Brian Acton hanno dato vita alla loro creatura: era il 2009 e il mondo era già pronto ad una svolta tecnologica.
Come quartier generale, il fondatore di WhatsApp sceglie un edificio a lui caro, quello che un tempo aveva ospitato i servizi sociali che avevano aiutato la sua famiglia a sopravvivere in America. Sentimentalismo e ambizione hanno portato il creatore di WhatsApp verso il successo: la sua app diventa rapidamente la più scaricata al mondo. Un giorno, Mark Zuckerberg è entrato in punta di piedi nella sua vita, chiedendo di acquisire la sua azienda. In cambio, una cifra da renderlo miliardario in un batter d’occhio. Il creatore di WhatsApp ci riflette, inizialmente tentenna, poi si decide e cede la sua creatura per 20 miliardi di dollari. Dal 2014, WhatsApp è una delle proprietà di Facebook Inc. Tuttavia, Jan Koum resta parte attiva dell’azienda, ne diventa il CEO e riceve di conseguenza uno stipendio. Oggi ha 45 anni ed è uno degli uomini più ricchi al mondo, motivo per cui il 30 aprile 2018 ha consegnato le sue dimissioni. E il bambino dentro di lui, che non ha mai potuto raggiungere il papà con un semplice messaggio di testo, può dormire sogni tranquilli, sapendo che adesso tanti altri avranno l’occasione che lui non ha mai avuto.
Leggi anche >> Non più dispotico ma gentile: ecco come deve essere il leader del futuro