Può un brand passare dall’alta moda allo streetwear senza rinunciare alla propria essenza? A quanto pare si! Parola di Balenciaga

Dici Balenciaga e pensi subito allo streetwear, alle sneakers e ai capispalla oversize. Eppure la maison spagnola è nata, a inizio ‘900, come casa d’alta moda e ha vestito le donne più eleganti e chic dell’Europa di quel tempo. Il suo scopo iniziale era quello di creare una nuova haute couture diversa da quella parigina, meno appariscente ma più sobria e raffinata, intimamente legata all’arte e quasi sacra.

Cristobal Balenciaga, il couturier fondatore della casa di moda, ha reinventato l’alta moda. Mentre gli stilisti francesi davano spettacolo e presentavano collezioni ricche e opulente, lui proponeva abiti dall’eleganza semplice e composta, che rendevano bella qualsiasi silhouette e che ben presto conquistarono le donne di tutta Europa.

Un’eleganza nuova e inedita, basata sull’arte e le contaminazioni, e che oggi ha ritrovato il suo brio grazie all’intervento del nuovo direttore creativo Demna Gvasalia.

Cristobal Balenciaga: l’unico vero couturier

Nel corso della sua carriera, Balenciaga si guadagnò il rispetto dei più grandi stilisti dell’epoca. Coco Chanel e Christian Dior lo ammiravano e lo consideravano il maestro della haute couture. Il couturier spagnolo sapeva, infatti, confezionare per intero un abito, dal taglio della stoffa fino alle rifiniture finali.

Mentre lavorava in una sartoria del suo paese fu notato dalla marchesa di Casa Torres, una nobildonna locale che ne fece il suo protégé e lo mandò a studiare a Madrid. Così, nel 1917 lo stilista aprì la sua prima boutique a San Sebastian.

La sua fama si diffuse in poco tempo non solo in Spagna, e arrivò in tutta Europa: tutti parlavano dello stilista che ridisegnava le forme delle donne e inventava nuove silhouette. Divennero clienti della maison perfino alcuni membri della famiglia reale spagnola, e di conseguenza la maggior parte dell’aristocrazia. I primi problemi sorsero nel 1936, con lo scoppio della guerra civile spagnola.

Balenciaga fu costretto a chiudere le sue boutique e fuggire a Parigi. Ma nella capitale francese il suo nome era già conosciuto e nel giro di un anno lo stilista aprì il suo primo atelier parigino nell’Avenue George V. Nel suo laboratorio si formarono alcuni tra i più grandi stilisti del secondo Novecento: Oscar de la Renta, Emanuel Ungaro, Mila Schön e Hubert de Givenchy.

Il rifiuto del prêt-à-porter

Grande couturier e maestro dell’alta moda, Cristobal Balenciaga non volle mai aprirsi alle linee ready to wear e “svendere” il proprio talento. Rifiutava categoricamente il prêt-à-porter, un concetto opposto al mondo haute couture che va incontro alle necessità e ai ritmi del nuovo mondo, e portò avanti questa convinzione fino alla fine della sua carriera nel 1968. Per lui la vera moda era quella su misura, pensata e realizzata per donne eleganti e di classe, non quella fatta in serie, che rischiava di perdere unicità e carattere.

Dopo quasi 20 anni di inattività, nel 1986 i diritti sul nome e  gli archivi Balenciaga sono stati acquistati dal gruppo profumiero Jaques Bogart, che nel 1997 ha resuscitato la linea di moda nominando Nicholas Ghesquière nuovo direttore creativo.

Demna Gvasalia: la street couture

Dopo Nicolas Ghesquière e Alexander Wang, nel 2018 Balenciaga ha arruolato lo stilista georgiano Demna Gvasalia, già a capo del collettivo artistico del marchio Vêtements. Una scelta ardita, che ha dato inizio ad un nuovo capitolo per la maison.

Infatti, se Cristobal Balenciaga era stato pioniere dell’haute couture, Gvasalia è amante dello streetstyle. Insomma, questi due geni del fashion non potrebbero essere più distanti. Eppure, c’è una variabile li unisce, ovvero un atteggiamento comune nei confronti del sistema moda, perché non temono di sfidare le norme e le regole preesistenti.

I due, inoltre, condividono anche un simile approccio al corpo femminile, che declinano in modi inediti, dando spazio a qualsiasi tipo di silhouette.

L’ingresso di Gvasalia nella casa di moda è stato accompagnato da tantissime critiche, ma anche da un boom di vendite che ha trasformato Balenciaga in uno dei brand più amati e desiderati di tutto il mondo.

Con un’estetica inedita e immediatamente riconoscibile, la maison è diventata un vero e proprio fenomeno del panorama luxury: nuovi modelli di abiti e accessori legati allo streetwear, nuovi clienti millennials e un nuovissimo logo semplice e d’impatto, che ha dato inizio a questa rivoluzione firmata dal colosso francese Kering.

L’esperimento era rischioso e senza precedenti, ma ha saputo cogliere al volo le opportunità offerte dal nuovo trend dello streetwear. I codici di Balenciaga in realtà non sono cambiati e sono sempre quelli cari al suo fondatore, ma sono stati rivisitati in chiave contemporanea, così da avvicinarsi anche ad un nuovo target. I

l brand si è dimostrato, dunque, in grado di mixare sapientemente il proprio DNA e le tendenze del momento, dando vita a creazioni che hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo.

Il ritorno alla haute couture

Ma le sorprese non sono finite. Si, perché a inizio 2020 la griffe ha annunciato il suo ritorno all’haute couture. Demna Gvasalia sarà responsabile della nuova linea e, per l’occasione, Balenciaga ha aperto un nuovo laboratorio nella location del vecchio atelier parigino, al numero 10 di Avenue Georges V.

Certo, lo stilista georgiano è noto per la sua estetica streetwear lontana anni luce dagli atelier d’alta moda, ma le sfide non lo spaventano. Gvasalia ha già dimostrato il suo valore e il suo talento, riportando il brand sulla cresta dell’onda, e ha più volte dichiarato di volersi addentrare nel mondo dell’haute couture, da lui considerato un territorio inesplorato di libertà creativa e una piattaforma di innovazione.