«Conoscevo la monotonia terribile e il peso dei gesti ripetuti all’infinito davanti a un trapano o a una pressa, e sapevo che era necessario togliere l’uomo da questa degradante schiavitù. Bisognava dare consapevolezza di fini al lavoro» 

Imprenditore, industriale, editore, intellettuale e politico, Adriano Olivetti (Ivrea 1901 – Aigle 1960) è una delle figure più singolari e straordinarie del Novecento. Il suo progetto di riforma sociale in senso comunitario, articolato attorno all’identità tra progresso materiale, efficienza tecnica ed etica della responsabilità, è oggi riconosciuto come uno tra i modelli più attuali e avanzati di sostenibilità.

Il padre fondò il 29 ottobre 1908 la società Ing. C. Olivetti & C, la “prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere”. Olivetti, dopo aver frequentato il Politecnico di Torino, entrò nell’azienda di famiglia come semplice operaio. Quest’esperienza lo renderà sempre attento al rapporto con i suoi dipendenti.

Successivamente raggiunse gli USA per studiare e visitare alcune fabbriche, tra cui gli stabilimenti Ford. È proprio lì che si rese conto di quanto fosse importante dotarsi di metodi scientifici di organizzazione del lavoro e ottimizzazione della produttività. Un pensiero formato, quindi, da un vero e proprio mix di pratica diretta, esperienza sul campo e studio delle più moderne idee di industrializzazione.

Adriano Olivetti ritorna in patria e rivoluziona la Olivetti

Una volta tornato in patria decise di rivoluzionare la sua azienda, sia dal punto di vista della produzione che dal punto di vista commerciale. Olivetti, infatti, modificherà le obsolete linee di produzione e di montaggio portando in breve tempo ad un aumento del rendimento.

Sono queste le basi che porteranno l’imprenditore a produrre veri e propri oggetti di culto e modernità, come la pluripremiata macchina da scrivere portatile “Olivetti Lettera 22“, fino a giungere ai primi calcolatori elettronici (nient’altro che computer), come “ELEA 9003“, e a ricevere premi come quello dalla National Management Association di New York del 1957, per “l’azione di avanguardia nel campo della direzione aziendale internazionale”. Una visione completamente controcorrente, un’intuizione fuori dal comune, un pensiero creativo fuori dagli schemi. Ecco chi era Adriano Olivetti.

Qualcuno lo definiva una persona dalle idee utopistiche, affermazione a cui però rispondeva così:

«Se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande».

Il pensiero di Olivetti sull’attività di un’impresa

Con studi dedicati al Taylorismo e letture di pensatori liberali, Adriano Olivetti elaborò un pensiero del tutto originale e insolito, in cui l’attività di un’impresa non doveva assicurare solo buoni profitti, ma anche realizzare lo sviluppo sociale, culturale e umano di chi ci lavorava, rispettando ogni individualità, talento e aspirazione.

Ecco così che il celebre imprenditore italiano riuscì a creare nel secondo dopoguerra un’esperienza di fabbrica unica al mondo, in un periodo in cui si fronteggiavano capitalismo e comunismo: l’intento era quello di creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, creando le condizioni di benessere materiale e spirituale per il lavoratore.

«La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica. Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura. A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene voglia di andare a porgere un saluto pieno di riconoscenza».

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L’idea di comunità nel contesto lavorativo

La vita nella fabbrica Olivetti era diversa da qualsiasi altra fabbrica italiana, con un’organizzazione del lavoro che comprendeva un’idea di felicità collettiva che automaticamente creava efficienza ed entusiasmo nei lavoratori.

Adriano Olivetti aveva infatti creato un completo sistema di servizi sociali per i lavoratori, che comprendeva quartieri residenziali, ambulatori medici, asili, mensa, biblioteca e cinema gratuiti, convenzioni aperte con diverse attività, assenza di divisione netta tra operai e ingegneri, e inoltre si era impegnato a ridurre le ore della giornata lavorativa mantenendo invariato il salario.

L’azienda, poi, accoglieva anche artisti, scrittori, disegnatori e poeti, poiché si riteneva che la fabbrica avesse anche bisogno di persone in grado di arricchire il lavoro con creatività e sensibilità. Tutto ciò portò ad un consistente aumento della produttività e della qualità del lavoro.

Alla base di tutto c’è l’idea di comunità, definita da Olivetti come l’unica via da seguire per superare la separazione tra industria e agricoltura, tra produzione e cultura. La sua idea andava verso la creazione di una fondazione che potesse riunire azionisti, enti pubblici, università e rappresentanze dei lavoratori, in modo da eliminare qualsiasi tipo di differenza, per considerare l’idea di comunità come obiettivo comune. Proprio per questo, in virtù anche delle sue esperienze personali, Adriano Olivetti considerava qualsiasi tipo di lavoro come fondamentale, a partire da quello dell’operaio, affermando spesso che: «il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva o non giovi a un nobile scopo».

Fondazione Adriano Olivetti

A due anni dalla morte, avvenuta nel 1962, i familiari e i collaboratori più stretti decisero di costituire la Fondazione Adriano Olivetti con lo scopo di tutelarne la figura e l’opera. Nel 2018, il complesso di architetture industriali olivettiane di Ivrea viene riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio Mondiale, celebrando quell’idea di Comunità “materialmente più fascinosa e spiritualmente più elevata” che Adriano Olivetti continuò instancabilmente a costruire per tutta la vita.

Il francobollo in onore di Adriano Olivetti

In occasione dei 60 anni dalla sua scomparsa, l’Istituto Poligrafico e la Zecca di Stato, lo scorso anno, ha emesso un francobollo celebrativo in onore di Adriano Olivetti.

Si tratta di un francobollo ordinario, appartenente alla serie tematica “le Eccellenze del sistema produttivo ed economico”, dedicato ad Adriano Olivetti, nel 60° anniversario della scomparsa. La vignetta riproduce un ritratto fotografico di Adriano Olivetti. Completano il francobollo la leggenda “ADRIANO OLIVETTI”, le date “1901 – 1960”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”. La foto presente sul francobollo è stata riprodotta su gentile concessione della Fondazione Adriano Olivetti.

Classifica dei libri celebri

Di seguito la classifica dei libri più celebri di Adriano Olivetti:

  1. Le fabbriche di bene, Edizioni di Comunità, 2014
  2. Città dell’uomo, Einaudi, 2001
  3. Ai lavoratori, Edizioni di Comunità, 2012
  4. Il dente del gigante, Edizioni di Comunità, 2020
  5. Democrazia senza partiti, Edizioni di Comunità, 2013

 

 

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