Contanti, carta o follower? I nuovi trend di influencer marketing trasformano la social reputation in moneta di scambio per pagare il conto al ristorante
Ormai con i social network si può fare davvero di tutto, perfino pagare una cena al ristorante! È l’ultima novità in materia di influencer marketing: la social reputation, ovvero la reputazione che una persona si costruisce tramite i canali social, diventa un metodo di pagamento, permettendo agli utenti di monetizzare la capacità di influenza sui propri seguaci.
Un trend che ha spopolato in numerosi locali e ristoranti negli ultimi anni e che può rivelarsi un ottimo affare sia per i ristoratori che per i clienti.
In realtà si tratta di una forma molto particolare di barter, ovvero il pagamento di uno spazio pubblicitario effettuato da un’azienda attraverso prodotti e servizi dell’azienda medesima. Il ristoratore offre il proprio prodotto (ad esempio un pranzo) in cambio di pubblicità, che sui social si traduce in un post o una story, e al contempo i clienti possono trasformare il valore sociale delle proprie relazioni (con relative influenza, reputazione e fiducia) in valore economico.
Si tratta di un meccanismo di sconti che dipende dal numero di seguaci che ogni cliente ha su Instagram: dopo aver ordinato il primo piatto si posta una foto taggando il ristorante, che a quel punto procede alla verifica.
Molti locali hanno addirittura un “listino prezzi” che varia in base al numero dei follower: da 1.000 a 5.000 follower si ha diritto ad un piatto gratuito, da 5.000 a 10.000 i piatti gratis diventano due e così via. Altri ancora promettono una remunerazione o dei vantaggi per scrivere una recensione positiva di un prodotto, di un locale o di una esperienza.
Tutti possono diventare influencer grazie alla social reputation
La digital economy ha trasformato ciascuno di noi in un potenziale social media manager e ha stimolato lo sviluppo di nuove competenze per curare la rappresentazione di sé nel discorso sociale: il cosiddetto personal branding che porta con sé la necessità di controllare la propria reputazione on-line. Ecco perché siamo sempre più attenti alla gestione dei nostri profili, ai contenuti che postiamo e condividiamo e ai luoghi che visitiamo.
Al contempo, però, stiamo diventando consapevoli del nostro potere. O meglio, del valore che la nostra social reputation può generare. Anche un seguito ridotto (circa 1.000 follower per intenderci) può far gola a numerose attività che vogliono farsi conoscere e che quindi si servono dei nano e micro influencer per pubblicizzare i loro prodotti e servizi.
Tra tutte, le attività che meglio si prestano a questa pratica sono quelle legate all’hospitality e alla ristorazione. È diventato ormai d’uso comune fotografare e pubblicare i posti in cui trascorriamo le vacanze o in cui ceniamo, con tanto di dettagli dei piatti che ordiniamo.
Dunque perché non unire l’utile al dilettevole e trasformare questi contenuti spontanei in pubblicità? È fondamentale ricordare, poi, che gli influencer più piccoli hanno una rete di amicizie e conoscenze che va al di là del mondo virtuale e sviluppano un forte legame con la loro community, che ha un tasso di engagement più elevato.
I ristoratori scoprono un nuovo modo di farsi pubblicità
In questo modo i ristoratori possono promuovere la propria attività con uno sforzo (economico) minimo. Questa trovata ha, infatti, stimolato non poco la partecipazione dei clienti che non si limitano ad andare a pranzo/cena fuori, ma sono anche spronati a condividere e commentare la propria esperienza sui social. Più si è attivi e seguiti maggiore sarà lo sconto.
Dal punto di vista del locale, invece, ad aumentare sarà la portata del messaggio pubblicitario. Inoltre, questo “metodo di pagamento” contribuisce a stimolare la curiosità dei clienti, anche di quelli che (per mancanza di seguaci) non possono usufruirne, ma che sono ugualmente attratti dall’idea. Insomma, una pubblicità nella pubblicità, che può portare a un ritorno d’immagine importante.