Per Gen Z e Millennials l’istruzione in Italia convince solo in parte. GenerationShip 2024 rivela che i giovani danno una media di 6,3. 

La ricerca GenerationShip 2024 di Kkienn Connecting People and Companies per il Gruppo Unipol fornisce un quadro sul gradimento del sistema scolastico italiano di GenZ, i nati tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2010, e Millennials, i nati tra gli anni ’80 e metà degli anni ‘90. Questi attribuiscono all’istruzione italiana un voto medio di 6,3. La sufficienza. Un punteggio che riflette un’insoddisfazione, peraltro crescente: la percentuale dei giovani insoddisfatti è passata dal 42% del 2022 al 47% del 2024.

I principali punti di insoddisfazione di Gen Z e Millennials riguardano:
– l’eccessivo focus sulla teoria e la poca esperienza pratica (47%);
– la scarsa qualità degli insegnanti (44%);
– la mancanza di un collegamento diretto con il mondo del lavoro (43%).

Non è però l’unica ricerca a segnalare il problema. Anche nel report FragilItalia “Il sistema Scolastico italiano” di Area Studi Legacoop e Ipsos si segnalano simili criticità. Anche qui il sistema scolastico è promosso solo con un voto medio di 6,3. Il voto più alto va all’Università (6,7), seguita da scuola dell’infanzia e scuole elementari (6,4), poi da asili nido (6,2) e scuole superiori (6,1). Voto più basso (6) alle scuole medie. Queste le principali carenze dell’istruzione italiana secondo gli intervistati:

44% scarsa motivazione dei docenti;
43% programmi di studio obsoleti e troppo teorici;
41% edilizia scolastica;
36% scarsa preparazione dei docenti;
36% dotazioni tecnologiche inadeguate.

Tirando le somme, si può dire che i problemi principali sono due. Da un lato l’insegnamento in sé: molti Gen Z e Millennials si dichiarano qualitativamente insoddisfatti. Non sorprende: il ruolo dell’insegnante in sé non è particolarmente valorizzato, innanzitutto economicamente, e spesso non c’è molto contatto tra innovazione, programmi e metodi di insegnamento, con i docenti non sufficientemente formati per adottare questa transizione didattica. Questo ci porta al secondo problema, il disallineamento tra l’istruzione offerta e le competenze richieste al di fuori. Se da un lato è centrale l’importanza di una preparazione generale, fatta di nozioni di base necessarie anche per la formazione umana dell’individuo, dall’altra è importante saper vivere con consapevolezza nel mondo in cui ci si trova. Questo può partire dalla scuola, che può fare da ponte formativo nei passaggi della vita dello studente. Ma, affinché accada, è necessaria una riforma del sistema educativo, che coniughi la formazione teorica e pratica e l’innovazione con l’educazione tradizionale.

Voci di lavoro – Vorrei scendere dalla giostra. Ogni mattina mi domando: “È vivere, questo?”