Già presente in Cina, il revenge shopping si appresta ad arrivare anche in Italia. Ma cosa comporta il trend dello shopping per vendetta?

Nella Cina post-lockdown la popolazione ha approfittato della riapertura dei negozi per dare sfogo alla propria voglia di shopping e, in qualche modo, recuperare il tempo perso durante l’isolamento. Si tratta di un fenomeno poco noto in Italia, ma che in Asia aveva già un precedente e che gli esperti chiamano “revenge shopping” o “revenge spending”.

Tradotto letteralmente con l’espressione “shopping per vendetta”, esso consiste, in parole povere, in un aumento esponenziale degli acquisti in seguito ad un periodo di crisi, di rinunce o di chiusura totale.

Gli esperti indicano questa come un’attitudine psicologica che spinge i consumatori a comprare beni non di prima necessità (come avviene durante una crisi), ma di lusso che potrebbero sembrare del tutto superflui in questo momento. Una vera e propria vendetta contro il lockdown e il virus che negli ultimi mesi ha messo in ginocchio il mondo. Così, se durante la quarantena la maggior parte della popolazione mondiale ha acquistato beni di prima necessità o di lunga durata, per far fronte all’emergenza, ora che si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel i consumatori sono desiderosi di vivere al massimo e godersi la vita, anche attraverso acquisti folli o comunque non legati a questioni di necessità.

Revenge shopping in Cina

In realtà la Cina non è nuova a questo tipo di fenomeno. Già negli anni Ottanta, dopo la rivoluzione culturale, e nel 2003, dopo l’epidemia di Sars, si sono registrati esempi di questa tendenza con picchi di acquisti legati a beni di lusso, ma anche a viaggi, intrattenimento e ristorazione.

E ora gli studiosi sono concordi nel considerare la situazione attuale post-Covid terreno fertile per un’altra ondata di revenge shopping: basti pensare che nei giorni immediatamente successivi alla fine del lockdown, i consumatori cinesi hanno preso d’assalto gioiellerie e negozi di lusso, facendo registrare incassi stellari.

La boutique di Hermes sita a Canton, ad esempio, l’11 aprile (giorno della riapertura) ha incassato circa 2,5 milioni di dollari. È lo shopping della vendetta e della gratifica, usato per consolarsi e anche per festeggiare la fine di un periodo molto difficile per la popolazione cinese.

Cosa succederà in Italia?

Per quanto riguarda la situazione italiana, gli esperti concordano nel ritenere che nella nostra penisola le scorte di farina, lievito e gel igienizzante saranno un lontano ricordo. Eppure non è detto che anche noi italiani ci dedicheremo allo shopping di lusso. Questo non è dovuto tanto ad una questione di budget, ma al livello di ottimismo e di fiducia che nutriamo nei confronti della ripresa del nostro paese.

Si parla di customer sentiment, cioè della fiducia verso il presente e soprattutto verso il futuro. Per di più gli italiani non sono più legati all’acquisto del lusso come segno di rivalsa, ma preferiscono acquisti a fini ricreativi. Per di più le regole del distanziamento sociale (giustamente) imposte dal governo contribuiranno a far diminuire le occasioni di uscita in compagnia. Ecco, dunque, che gli italiani vorranno concentrarsi non tanto su borse, vestiti o gioielli, ma su oggetti legati alla gratificazione personale o familiare.

Perciò, se in Cina ci si mette in coda fuori le gioiellerie o le boutique di lusso, in Italia dopo il lockdown si fa la fila all’Ikea e fuori i negozi di arredamento. Forse abbiamo riscoperto la gioia di stare in casa e ora siamo mossi dalla voglia di migliorare i nostri spazi familiari.

O magari siamo consapevoli che, nonostante le riaperture, le occasioni per uscire saranno limitate, e ci stiamo preparando a trascorrere più tempo del solito in casa. Questo ovviamente non vuol dire che i negozi di abbigliamento e di lusso non saranno interessati da aumenti di fatturato, ma semplicemente tale fenomeno non sarà evidente come lo è stato in Cina.

I cinesi, lo ripetiamo, stanno vivendo un periodo che noi abbiamo già abbondantemente superato, quello in cui ci si gratifica con i marchi di lusso. Perciò il revenge shopping di noi italiani sarà diverso, ma ugualmente importante: forse un po’ più oculato, meno ottimista, ma sarà comunque uno specchio della nostra necessità di gratificarci.