L’Intelligenza artificiale è un ramo dell’Informatica che sviluppa hardware e software in grado di replicare le capacità dell’essere umano. Gran parte dei servizi digitali che utilizziamo ogni giorno adopera già questi sistemi e nel settore manifatturiero/industriale l’automazione ha sostituito soltanto le mansioni giudicate usuranti per gli esseri umani
C’è chi almeno una volta in questi ultimi anni si è chiesto se l’Intelligenza artificiale possa davvero rubarci il lavoro e chi mente. Quello dell’AI è infatti uno dei temi più discussi sia in Italia che in Europa, portando un po’ tutti a porsi la solita, vecchia domanda: perché investire tempo e denaro su una tecnologia che faccia le cose al posto nostro?
In effetti, lo scopo principale dell’Intelligenza artificiale è proprio quello di “replicare le abilità tipiche di una persona”, dall’apprendimento alla pianificazione. Tuttavia, sarebbe un grave errore considerare solo le implicazioni negative di queste tecniche e non considerarne, invece, gli enormi benefici, soprattutto se utilizzate a servizio dell’essere umano.
Lo sa bene Elon Musk che, lo scorso anno, ha presentato in anteprima l’ultimo progetto firmato Tesla: un robot umanoide capace di danzare, sollevare pesi e persino fare la spesa. La sua realizzazione è prevista nel 2023 ma, come lo stesso papà di Tesla ha più volte ribadito, il robot eseguirà solo compiti “pericolosi, ripetitivi e noiosi per l’essere umano”, con buona pace dei fan dei film sulle apocalissi robotiche.
Cos’è l’Intelligenza artificiale e le sue applicazioni
L’Intelligenza artificiale è un ramo dell’Informatica che sviluppa hardware e software in grado di replicare le nostre capacità – come interagire con le persone e pianificare attività – affinché possano prendere decisioni in autonomia. Gran parte dei servizi digitali che utilizziamo ogni giorno adopera sistemi di Intelligenza artificiale, per esempio:
- Il Chatbot, utile alle aziende per offrire assistenza e supporto vendite 24/7
- La Computer vision (o visione artificiale), che permette alle macchine di processare volti, immagini ed oggetti, come fanno le auto con guida autonoma, i codici QR o Google Lens
- I Sistemi di raccomandazione, utilizzati da piattaforme come Amazon e Netflix per proporti prodotti in base alle scelte effettuate in passato
- L’IDP (Intelligent Data Processing) che elabora un alto volume di documenti per estrarre i dati che ci servono.
Le tecniche utilizzate dall’Intelligenza artificiale e le skills necessarie
Una delle metodologie più utilizzate nel campo dell’Intelligenza artificiale è sicuramente il Machine learning (o apprendimento automatico). Attraverso questa applicazione, le macchine apprendono adoperando un processo molto simile a quello umano usando svariate tecniche: la più conosciuta è quella dell’apprendimento profondo. In sintesi, le macchine apprendono i dati che gli servono partendo dalle prime informazioni fornite dall’uomo; dopodiché formulano soluzioni e prendono decisioni attraverso una serie di calcoli statistici che permettono loro di trovare risposte grazie ai soli dati forniti inizialmente.
Siamo in grado di adoperare queste tecnologie? Riusciamo a soddisfare la domanda di competenze digitali avanzate dal mercato? Ancora no. Stiamo viaggiando verso le digital skills avanzate e l’Europa vuole che anche l’Italia, come gli altri Stati membri, faccia la sua parte. L’obiettivo è quello di portare l’Intelligenza Artificiale nel 75% delle imprese europee e diffondere una buona conoscenza della materia a scuola e tra la popolazione.
C’è davvero il pericolo che le macchine assumano il controllo?
Che i dispositivi che noi umani abbiamo “addestrato” a prendere decisioni ci sostituiscano sul lavoro è davvero improbabile. O meglio, svolgeranno per noi attività ad alto rischio e mansioni ripetitive. L’Intelligenza artificiale resterà una tecnologia a misura di essere umano e non violerà i diritti fondamentali di ognuno di noi.
Per esempio, nel settore manifatturiero/industriale, dove gli operai facevano un lavoro usurante, risultano installati 2,7 milioni di robot che hanno sostituito il lavoro umano, con conseguenze positive sulla salute dei dipendenti, che non sono stati licenziati ma semplicemente ricollocati. (Fonte: l’International Federation of Robotics).
Un esempio virtuoso è rappresentato dal robot italiano che risparmia all’uomo i lavori più pesanti o pericolosi: si tratta di RoBee e appartiene al genere dei robot umanoidi cognitivi; entra in azione quando il lavoro si fa usurante e pericoloso sia nelle industrie sia in campo sanitario, dove svolge le attività di movimentazione ripetitiva di oggetti pesanti. Tutto questo ha portato ad una diminuzione dei livelli di stress fisico e dei livello di rischio dei lavoratori.
È lecito, dunque, pensare che l’Intelligenza artificiale resterà una tecnologia a misura di essere umano e non violerà i diritti fondamentali di ognuno di noi. Proprio per vigilare sull’utilizzo corretto di queste metodologie, la Commissione europea ha presentato una proposta di Regolamento europeo sull’Intelligenza artificiale che include una serie di diritti da rispettare e pratiche vietate.
Come si può vigilare sui sistemi AI
Nel suo regolamento, l’UE ha vietato l’uso di strumenti di Intelligenza artificiale per diverse pratiche, come la distorsione del comportamento delle persone (soprattutto se vulnerabili perché affette da disabilità). I produttori e gli importatori delle tecnologie dovranno mettere l’essere umano al centro, in modo che possa supervisionare questi sistemi e prevenire ogni rischio per la salute e la libertà delle persone.
Questo contenuto è stato realizzato in partnership con: IDCERT, azienda che intende migliorare l’alfabetizzazione digitale di persone e lavoratori producendo certificazioni informatiche riconosciute dal MIUR, il ministero dell’Istruzione.