Gli effetti del Carewashing. La percentuale di lavoratori che a livello mondiale percepisce un sincero impegno dell’azienda verso il proprio benessere è calata del 57%, dal 49% del 2020 al 21% del 2024. Inoltre, negli ultimi anni, i dipendenti sperimentano livelli sempre più alti di emozioni negative quotidiane sul posto di lavoro: stress, preoccupazione, tristezza e rabbia. L’intervista a Marika Delli Ficorelli di Zeta Service
Il nodo è la coerenza tra parola e azioni. Il termine “carewashing” indica la discrepanza tra la retorica di un’azienda sulla “cultura della cura” e l’esperienza quotidiana reale dei dipendenti: in sostanza l’immagine – creata dall’impresa – di realtà attenta al benessere dei propri lavoratori non è sempre supportata da atti concreti in tal senso.
Così il carewashing diventa un tema globale. Se le aziende investono sempre più in programmi di benessere, con un +37% in 4 anni, il 79% dei dipendenti pensa che la propria organizzazione non si preoccupi davvero della loro “felicità” sul posto di lavoro, come conferma un sondaggio Gallup.
La percentuale di lavoratori che a livello mondiale percepisce un sincero impegno dell’azienda verso il proprio benessere è crollata drasticamente, dal 49% del 2020 al 21% del 2024, con un calo del 57%. Inoltre, negli ultimi anni, i dipendenti hanno sperimentato livelli sempre più alti di emozioni negative quotidiane sul posto di lavoro, come stress (41%), preoccupazione (38%), tristezza (22%) e rabbia (21%).
Una divergenza di percezioni
I programmi di benessere aziendale – screening sanitario, supporto psicologico, smart working… – rappresentano un mercato che attualmente vale 69,92 miliardi di dollari. Si stima raggiungerà i 95,78 miliardi nel 2028, con un tasso di crescita annuale composto dell’8,2% e un incremento di circa il 37% in 4 anni, come sottolinea il report di The Business Research Company.
Nonostante questo, tra i dipendenti crescono disimpegno e motivazione, con costi per l’economia globale di 8,9 trilioni di dollari, pari al 9% del PIL mondiale. “Costruire una cultura aziendale autentica, basata su fiducia reciproca, empatia, sicurezza psicologica e integrità” sembra sempre più difficile. Sul carewashing abbiamo intervistato Marika Delli Ficorelli, Head of HR di Zeta Service, azienda italiana specializzata nei servizi HR, payroll e nella gestione flessibile dei dipendenti.
Nell’ambito del carewashing, quali sono i fattori che portano i lavoratori a sentire un’attenzione insufficiente al loro benessere da parte dell’azienda?
Il disallineamento tra le parole e i proclami che le aziende veicolano all’interno e le azioni che non sempre sono all’altezza di tali comunicazioni è certamente alla base della percezione di scarsa cura e attenzione. Gli investimenti su iniziative volte a promuovere il benessere sono spesso limitati ad attività di marketing o azioni simboliche. Senza un vero e proprio piano di intervento continuo e strutturato. In altre circostanze vengono realizzati interventi anche molto ambiziosi, ma scollati dalle reali esigenze.
L’ascolto, costante e ben strutturato, come anche la raccolta del feedback delle persone alle quali sono rivolte le esperienze proposte, è uno degli elementi chiave per riuscire a vincere la sfida e trasmettere una conoscenza autentica di ciò che realmente è importante per loro.
La coerenza è fondamentale: i valori dichiarati devono essere strettamente connessi e in costante dialogo con le prassi proposte. La percezione di caring deve, in tal senso, essere in costante dialogo con elementi quali il carico di lavoro, la chiarezza dei ruoli, una leadership in grado di esplicitare le aspettative e le difficoltà con grande trasparenza e autenticità.
Se il mercato del benessere aziendale globale è in costante crescita, perché la salute mentale dei dipendenti continua a peggiorare?
La domanda solleva un punto molto importante ed è interessante analizzarla da diversi angoli. In primis, la necessità di un supporto adeguato. Molti programmi di benessere aziendale si concentrano su iniziative come la palestra, la nutrizione o gli eventi sociali, ma non offrono un supporto sufficiente per la salute mentale. Un’altra riflessione attiene al fatto che a volte gli stessi programmi non sono pensati per un target specifico di persone, il che li rende poco personalizzati e dunque scarsamente efficaci.
Va anche detto che, sebbene ci siano sempre più risorse per il benessere fisico, la salute mentale potrebbe non essere sempre trattata con la stessa priorità. E la mancanza di un supporto concreto, come consulenze psicologiche o ambienti di lavoro psicologicamente sicuri, può fare la differenza. A tale scopo, ad esempio, abbiamo attivato uno spazio di ascolto e supporto con psicologi e psicoterapeuti che consenta, nel massimo rispetto della privacy, di usufruire di un servizio totalmente a carico dell’azienda.
La pandemia e il lavoro da remoto hanno mescolato i confini tra vita lavorativa e vita privata. Sempre più persone, pur avendo accesso a programmi di benessere, faticano a separare il lavoro dalla vita personale. Questo porta a un aumento dello stress e delle problematiche legate alla salute mentale. Le politiche dichiarate sull’equilibrio vita-lavoro devono essere seguite da un vero cambiamento organizzativo.
In cosa consistono i programmi di benessere aziendale?
I programmi di benessere aziendale mirano a migliorare la salute fisica e mentale dei dipendenti e includono una varietà di iniziative come:
- Il supporto psicologico: offrire consulenze o sessioni per affrontare lo stress e i problemi legati alla salute mentale.
- Flessibilità lavorativa: iniziative come lo smart working o l’orario flessibile per migliorare l’equilibrio vita-lavoro. Al fine di facilitare il bilanciamento positivo tra vita personale e professionale, abbiamo reso strutturale una politica di smart working. Consente di poter lavorare in smart working al 100% nei mesi estivi e durante il periodo natalizio.
- Attività fisiche e di rilassamento: yoga, meditazione, ginnastica aziendale o altre attività per promuovere il benessere fisico e mentale. Nel 2024 abbiamo lanciato un percorso di difesa personale rivolto a tutte le nostre persone. L’obiettivo è migliorare il benessere psicofisico, il senso di autoefficacia e fare squadra.
- Programmi di educazione e formazione sulla crescita personale: workshop e webinar su temi trasversali, legati anche alla sfera più personale. La formazione non può mirare esclusivamente a sviluppare le competenze legate al lavoro, ma deve puntare alla crescita della persona nella sua totalità. L’educazione finanziaria, la genitorialità, gli stereotipi di genere sono soltanto alcuni dei temi sui quali ci impegniamo ad offrire strumenti alle nostre persone.
A proposito di benessere sul posto di lavoro e carewashing, come dovrebbero essere gestiti gli investimenti per essere più efficaci?
Gli investimenti nel benessere dei dipendenti dovrebbero essere gestiti in modo integrato e pragmatico, garantendo che le azioni siano realmente in linea con le esigenze effettive raccolte dalle persone. È fondamentale ascoltare attivamente i collaboratori e le collaboratrici, condurre valutazioni periodiche per monitorare l’efficacia delle iniziative e adattare le politiche aziendali in base ai feedback ricevuti.
A questo scopo abbiamo sviluppato, con il supporto dell’Università Sapienza di Roma, l’Eleva People Value. È uno strumento d’indagine che ci consente di analizzare e monitorare periodicamente il clima aziendale, potendo usufruire di dati e analisi a supporto di interventi mirati alle reali necessità raccolte.
Quali sono le conseguenze dell’insoddisfazione dei lavoratori?
L’insoddisfazione dei lavoratori può portare a una serie di conseguenze negative per l’azienda, tra cui:
- Basso impegno: i dipendenti disimpegnati sono meno produttivi e meno motivati, il che porta a una riduzione della performance complessiva.
- Alto turnover: la mancanza di soddisfazione sul posto di lavoro aumenta il tasso di dimissioni.
- Stress e problemi di salute. un ambiente di lavoro malsano porta a stress e altre problematiche di salute, sia fisiche sia mentali, con effetti negativi sulla produttività.
- Riduzione della fiducia nell’azienda: se i dipendenti non percepiscono un impegno genuino, la fiducia nella leadership e nelle politiche aziendali diminuisce.
Quali sono i consigli per aiutare dirigenti e aziende a limitare il fenomeno del carewashing?
È fondamentale costruire una cultura aziendale autentica, basata su fiducia reciproca, empatia, sicurezza psicologica e integrità e soprattutto su azioni concrete, come:
- Ascolto e concretezza. Creare un clima di ascolto autentico e condurre valutazioni periodiche che permettano, da un lato, di comprendere le esigenze dei e delle dipendenti adattandovi azioni adeguate e, dall’altro, di monitorare l’impatto delle proprie iniziative.
- Rispondere alle esigenze dei dipendenti con cambiamenti organizzativi. Le priorità delle persone si concentrano sempre più sull’equilibrio tra vita privata e lavoro e la flessibilità. In Zeta Service offriamo alle nostre persone un orario di lavoro flessibile, lo smart working per tre giorni alla settimana e totale nel periodo estivo, durante le vacanze invernali, e il light Friday.
- Instaurare un dialogo costante. Rendere costante la condivisione dei risultati con tutte le persone aiuta a coinvolgerle nel processo di miglioramento e a consolidare la fiducia. Diminuisce la possibilità di turnover.
- Favorire la crescita di una leadership consapevole dell’impatto che la cultura emotiva ha sulla produttività e il benessere delle persone e dunque coltivare la capacità empatica, le qualità relazionali, una cultura dell’errore che consenta di operare in un contesto sicuro psicologicamente.
In generale, quale può essere la soluzione al problema del carewashing?
La strada è certamente quella di impegnarsi nel costruire una cultura aziendale autentica, che si basi su fiducia reciproca, empatia ed integrità. Le aziende devono impegnarsi non solo a promuovere, ma anche realizzare azioni concrete che rispondano alle specifiche esigenze delle loro persone. Un impegno a lungo termine, con azioni misurabili e trasparenti, come anche un ambiente di lavoro che favorisca il benessere reale e il coinvolgimento di tutte le persone.
Ultimo, non per importanza, è importante investire nella leadership. Le leader e i leader dovrebbero essere formate e formati non solo sulla gestione operativa, ma supportati a sviluppare consapevolezza e capacità nel promuovere un ambiente di lavoro sano e sostenibile, che favorisca il benessere psicologico e fisico.