I bias cognitivi sono gli errori che commette il nostro cervello e ogni essere umano può imbattersi quotidianamente in questa trappola mentale. Si innescano soprattutto quando dobbiamo prendere una decisione e, cercando di risparmiare energie e al tempo stesso essere rapidi ed efficienti, il nostro cervello cede al fascino di quelle scorciatoie che possono condurre verso una scelta sbagliata. Esistono tantissime tipologie di bias cognitivi. Quest’argomento, in passato, è stato analizzato anche dal Premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman
Si parla sempre più dei bias cognitivi, ma cosa sono e com’è possibile riconoscerli? Piccola premessa: non è sempre facile identificarne uno, soprattutto perché ne esistono tantissime varianti. Inoltre la difficoltà aumenta perché ogni giorno siamo costantemente presi di mira da una valanga d’informazioni. Il nostro cervello, per ovviare al sovraccarico, cerca quindi delle scorciatoie per risparmiare tempo e scegliere come agire nel minor tempo possibile. Processare troppe (o, in alcuni casi, troppo poche) informazioni nel modo corretto è una prassi fin troppo delicata per il nostro cervello e adottare delle scorciatoie per ovviare al problema, facendo quindi una sorta di economia mentale, può trarci in inganno.
Cosa sono i bias cognitivi
È un dato di fatto che il cervello umano sia una macchina dal funzionamento simile ad un computer, ma non per questo esula da imperfezioni. Essendo un organo che tende a preservare energia, spesso prende determinate scorciatoie che potrebbero trarlo in inganno. Di conseguenza effettua scelte sbagliate. I bias cognitivi, nel senso più generale del termine, sono quegli errori di ragionamento e di valutazione in cui tutti – sì, anche quelli che si reputano più giudiziosi e riflessivi – incappano prima o poi.
Attraverso i bias cognitivi, il nostro cervello impara a distorcere la realtà. Si tratta infatti di giudizi (o pregiudizi) che si sviluppano sull’interpretazione delle informazioni che il cervello assimila. Tali informazioni possono anche non essere collegate tra loro (né logicamente né semanticamente) e conducono inevitabilmente ad un errore di valutazione. Questo, il più delle volte, succede perché le informazioni da processare sono troppe e utilizzando delle scorciatoie il cervello si pone come obiettivo quello di raggiungere il traguardo nel minor tempo possibile.
Non tutte le scorciatoie mentali sono negative. Quelle corrette ci permettono infatti di interpretare la realtà rapidamente e con efficacia. Quelle sbagliate, invece, ci spingono verso conclusioni errate e rispondono al nome di bias cognitivi.
Quali sono le cause dei bias cognitivi
Prima che possiate pensare di esserne immuni, la risposta è no: i bias cognitivi sono errori della nostra mente che ingannano chiunque e possono presentarsi tutti i giorni, anche più volte al giorno. Possiamo parlare di errori di giudizio anche semplicemente scegliendo cosa indossare per andare al lavoro oppure nel momento in cui decidiamo di effettuare un investimento. Che si tratti di una decisione più o meno delicata, questa potrebbe essere il frutto di un bias cognitivo.
Ma qual è la causa? La più banale riguarda il risparmio di energie. Dovendo metabolizzare una quantità elevata di dati, il nostro cervello cerca di essere rapido, ma al tempo stesso non vuole consumare energie che reputa inutili. Di conseguenza la prima scelta ricade sulla selezione di scorciatoie, che possono trarre in inganno e spingerci verso decisioni sbagliate. E quegli errori sono definiti bias cognitivi.
Quindi, tra le cause più comuni di bias cognitivi, vi è il sovraccarico di informazioni che porta il nostro cervello ad effettuare una sorta di scrematura, in modo da poter prendere una decisione nel minor tempo possibile. Altri elementi che stimolano i bias cognitivi sono la mancanza d’informazioni a propria disposizione, dati che invece bisognerebbe cancellare per fare spazio a quelli nuovi e la fretta di prendere una decisione.
I bias cognitivi sono stati analizzati a lungo anche dal Premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman, insieme ad Amos Tversky. Essendo stati i pionieri degli studi dei bias cognitivi, gli psicologi hanno condotto una ricerca per comprendere la razionalità dell’essere umano. E, da quello studio, è emerso che la razionalità è messa a repentaglio dalle distorsioni di giudizio, quale appunto i bias cognitivi. Questi, a detta degli studiosi, subentrano nel momento in cui il cervello è chiamato a prendere una decisione in condizioni di incertezza.
Gli esempi più comuni
Esistono tantissime tipologie di bias cognitivi e non è sempre facile individuarne la “categoria”. Tuttavia esistono modalità utili a suddividerli. Ad esempio ci sono i bias di rappresentatività, ovvero quell’associazione che la nostra mente effettua ignorando le regole probabilistiche. In questo caso entrano in gioco elementi come stereotipi, un approccio che conduce verso errori di giudizio. Tra gli esempi più comuni di bias cognitivi figurano gli Overconfidence bias, ovvero quegli errori di giudizio che subentrano nel momento in cui si ha un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità. Di conseguenza si tendono ad ignorare le criticità di determinate situazioni.
Un altro bias cognitivo piuttosto comune risponde al nome di Halo Effect, ovvero il modo in cui percepiamo gli altri ed estendiamo le impressioni (positive o negative che siano) anche ad altre loro caratteristiche. Ecco un esempio pratico: secondo uno studio le persone reputate più attraenti sono considerate più intelligenti, anche se tra le due caratteristiche non vi è alcuna relazione.
Un altro esempio comune è il Self-serving bias, piuttosto simile all’Overconfidence bias. In questo caso, l’errore sta nel credere che tutto ciò che ci accade (di positivo) sia merito nostro. O, in caso negativo, che sia colpa degli altri.
Non esiste un modo per evitare i bias cognitivi ma, come nella maggior parte delle circostanze della vita, la vera chiave del successo è la conoscenza. Più saremo informati su determinati argomenti, più saremo in grado di comprendere ciò che abbiamo davanti e, quindi, anche di gestire situazioni e scelte con disinvoltura e senza influenze. Non possiamo evitare i pregiudizi impliciti, ma possiamo imparare a riconoscerli e processarli correttamente. Soltanto così il nostro cervello smetterà di cadere nei tranelli.