Dalle dimissioni di Mario Draghi fino a settembre 2022 lo spread italiano ha continuato a impennarsi, mentre gli investitori guardavano con attenzione alla leader di Fratelli d’Italia, vincitrice annunciata di questa tornata elettorale. Il nuovo governo sarà all’altezza delle aspettative?
Il risultato era praticamente scontato: la coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni politiche e la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, sarà quasi sicuramente incaricata di formare un governo che la vedrà presidente del Consiglio.
Meloni raccoglie un’eredità scomoda: al di là degli incastri politici all’interno della sua maggioranza (Fratelli d’Italia ha trionfato ma la Lega del suo principale alleato Salvini ha subito una disfatta di cui non si può non tenere conto), la congiuntura economica è delicatissima, tra la tensione internazionale dovuta alla guerra in Ucraina, il caro energia con le bollette di luce e gas che – secondo Nomisma – potrebbero aumentare fino al 60% e l’inflazione che non dà requie. Tant’è che il tempo per festeggiare, per la premier in pectore, è stato breve: a parte le dichiarazioni di rito a urne chiuse, Giorgia Meloni è sparita dai radar, caso piuttosto raro nella storia di protagonismi dei vari premier che si sono succeduti a Palazzo Chigi.
L’eredità di Draghi
Certamente il peso delle aspettative è ingente, senza contare l’inevitabile paragone con il suo predecessore, Mario Draghi: come sottolinea Francesco Casarella, Italian Site Manager di Investing.com, una delle principali piattaforme di investimento al mondo, “nelle settimane precedenti alla nomina di Draghi, quando già il suo nome circolava con insistenza, lo spread è sceso da 122 punti base circa al minimo di 86, una soglia mai più raggiunta da quel momento”.
Lo spread, lo ricordiamo, è corrispondente alla differenza tra il rendimento dei titoli di stato tedeschi e i nostri BTP (Buoni Poliennali del Tesoro) a 10 anni ed è quindi un importante indicatore dell’andamento dei mercati finanziari: semplificando, quando lo spread è alto, quindi è maggiore la differenza tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, maggiore è anche il rischio per la nostra economia.
Se la nomina di Draghi aveva quindi tranquillizzato i mercati, le sue dimissioni avevano riportato alto il livello di allarme: “L’annuncio a fine luglio di quest’anno ha fatto sì che questo stesso spread acquistasse oltre cinquanta punti, a dimostrazione dell’insicurezza e della fragilità trasmessa ai mercati in tempi record” ha continuato Casarella.
Questa fibrillazione è evidente anche dai dati, ricavati sempre da Investing.com, relativi al traffico sui forum finanziari: gli aumenti di click dal 18 luglio 2022 al 6 settembre 2022, infatti, sono stati rispettivamente: + 46,7% per Enel, + 37,9% per Intesa, + 36,3% per Bper e + 8,4% per Eni, ossia i quattro titoli italiani a grande capitalizzazione. “Va considerato che l’indice italiano è composto principalmente da titoli appartenenti al settore finanziario, come banche e assicurazioni: dal momento che queste aziende hanno in bilancio diversi Titoli di Stato italiani, quando ci sono delle variazioni di prezzo su questi ultimi indirettamente anche il settore finanziario (e quindi l’indice in generale) ne viene impattato” ha spiegato ancora Casarella.
Le aspettative dei mercati
Ma cosa si aspettavano i mercati da queste elezioni di cui il risultato, lo ripetiamo, era altamente previsto? L’atmosfera generale era di grande cautela: le posizioni euroscettiche di Fratelli d’Italia sono infatti note ma è anche vero che Giorgia Meloni ha utilizzato toni molto più cauti durante la campagna elettorale. Questa “attesa” non si è ancora esaurita, dato il poco tempo trascorso dalle elezioni, ma la prima “prova” a Piazza Affari sembra essere stata superata: il Ftse Mib, il più importante indice azionario italiano, ha guadagnato lo 0,67%, a fronte invece di un calo delle altre Borse europee. Lo spread, però, è in rialzo, essendo salito fino a 242 punti base.
Cosa accadrà adesso? “Molto dipenderà dalle prime settimane di governo e dalle priorità che la nuova maggioranza indicherà, su tutti la crisi energetica, l’aumento del costo della vita per le famiglie, i fondi del PNRR e le riforme strutturali. Da non dimenticare, infine, che proveniamo da un mercato ribassista ormai da quasi 9 mesi, di conseguenza il contesto generale non giova certo alla tenuta dei prezzi. Al momento, però, lo spread pare essere sotto controllo, grazie anche alle manovre e ai possibili interventi della Banca Centrale Europea, che pubblicamente si è sempre detta pronta a sostenere eventuali momenti di debolezza dei vari Paesi” ha concluso Casarella.
Leggi anche: Perché il cuneo fiscale è così complesso da ridurre.