Cosa significa Healthcare-as-a-Service, la formula che potrebbe diventare il nuovo standard per il servizio sanitario: totem per analisi e cure non urgenti nei centri commerciali, tecnologie digitali per favorire la sincronia in remoto

“On-demand, anytime, anywhere”: sono le tre parole che potrebbero caratterizzare i servizi sanitari all’indomani della pandemia da Coronavirus. Già durante i lunghi mesi dell’emergenza sanitaria si era più volte discusso di proposte per la riforma integrale del sistema sanitario: un recentissimo comunicato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità spiegava che, ancora ad aprile 2021, “nel 90% dei paesi del mondo permangono una o più difficoltà e disservizi nei sistemi sanitari”. Nessun cambiamento rilevante, dunque, rispetto ad una analoga consultazione condotta nell’estate del 2020, quando la pandemia era nella sua prima fase.

Il cambiamento nella salute

I sistemi sanitari, pensati per società che avevano bisogno di determinati servizi legati alla salute solo in maniera sporadica ed eventuale, sono oggi pronti a cambiare. Dobbiamo così aspettarci uno scenario in cui il digitale la farà da padrone e in cui, soprattutto, gli utenti si aspetteranno di poter usufruire sempre dei servizi sanitari di cui abbiano bisogno. Aziende sanitarie, sia pubbliche che private, potrebbero “trovarsi in difficoltà e doversi confrontare con bisogni emergenti che saranno proibitivi quanto ai costi”, spiega un white paper elaborato da Philips in collaborazione con VPS Healthcare. Ecco perché un modello possibile è quello dell’Healtcare-as-a-Service, ovvero HaaS.

Healthcare-as-a-Service

Lato business, le “opportunità sono potenzialmente enormi” in un mercato che “è senza confini, si espande attraverso geografie e demografie”. Il Modello HaaS è strutturato intorno a “operatori che hanno la giusta expertise, le capacità e le risorse per sviluppare soluzioni e diventare aggregatori di servizi, mentre altri operatori potranno selezionare queste risorse di salute a cui avere accesso in cambio di un pagamento”. È una formula plug-and-play in cui i servizi non saranno più offerti da un agente direttamente ai consumatori – in questo caso pazienti – ma l’offerta di salute viene trasferita da un operatore di mercato a un altro operatore di mercato tramite connessioni digitali; sarà l’ultimo operatore ad offrire il trattamento “di natura clinica o non clinica”, ai suoi pazienti.

Come funziona?

Un esempio potrebbe essere il potenziamento della tele-radiologia, una tecnica già largamente usata: le immagini radiologiche vengono realizzate in una location e trasmesse a distanza, poi visionate e messe a processo per gli esami diagnostici a fini di archivio e consultazione anche multipla, nel senso che diversi team clinici e medici possono lavorare in sincronia sullo stesso materiale X-Ray. Oppure possiamo pensare a dei “punti salute” da istallare direttamente sui dispositivi indossabili o su dei totem, ad esempio nei centri commerciali. Grazie a queste tecnologie potrà essere erogata “tutta una serie di servizi per situazioni non acute” come analisi, diagnosi veloci, servizi preventivi a bassa quota di ospedalizzazione; tali realtà sono già operative in alcuni punti commerciali degli Emirati Arabi Uniti, dove opera la VPS Healthcare.

“Difendere l’ecosistema globale”

Insomma, è una formula modulare che funziona un po’ come le piattaforme per le fruizioni dei contenuti multimediali: le aziende che erogano sul territorio i servizi sanitari potrebbero avere una sorta di “menu” da cui selezionare i servizi a pagamento necessari e che vogliono mettere a disposizione della propria utenza. Fra i vantaggi consentiti da questo modello “una flessibilità pay-per-use, una migliorata esperienza paziente e migliori risultati, una maggiore soddisfazione dello staff e un più fluido flusso di lavoro”, spiega Business Insider. Secondo Shamsheer Vayalil, che è direttore della VPS Healthcare, “il modello operativo Healthcare as a Service è un modello ideale, in quanto difenderà l’ecosistema globale contro qualunque minaccia alla salute, come l’attuale pandemia. Imparando dalla crisi presente, dobbiamo reinventare e costruire un robusto ecosistema di healthcare che ci porterà a soddisfare i bisogni di tutte le nazioni presenti e future”.

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