Complice la pandemia e la diffusione di startup che facilitano l’acquisto online, il fenomeno del Quick Commerce è sempre più in espansione ma non esula da critiche. Lo dimostrano colossi del delivery alimentare come Glovo, Deliveroo e Just Eat, finiti nel mirino per la tutela inadeguata dei lavoratori. Questo spiega in parte che il Q-Commerce è sì un fenomeno attuale, ma anche rischioso se non sfruttato correttamente.
Che cosa si intende per Quick Commerce? La parola, tradotta dall’inglese, sta a significare “commercio rapido” e rappresenta quella fetta di mercato che promette ai consumatori un servizio di consegna velocissimo, preparato e smistato in pochissime ore. Un fenomeno le cui fondamenta ci riportano ai primi successi raggiunti in casa Amazon, quando il colosso dell’e-commerce con il suo abbonamento Prime ha permesso a milioni di clienti di ottenere la consegna in giornata. Tempi record per un settore sempre più in crescita e un cambiamento incentivato anche dalla pandemia. Ma in che modo, esattamente, sta cambiando il Quick Commerce?
Che cos’è
Partiamo dalle presentazioni. Il Quick Commerce rappresenta quella fetta di mercato che punta l’attenzione sulla consegna veloce dei prodotti acquistati. Semplificato persino con Q-Commerce, stringe un contatto diretto con i sistemi di delivery, un’area a sua volta criticata poiché i lavoratori spesso sono privi di tutele legali (soprattutto in Italia). Il Quick Commerce promette la consegna a poche ore di distanza dall’acquisto avvenuto. In alcune realtà questo è già possibile, altre invece si stanno perfezionando affinché ciò avvenga. La prima ad aver spianato la strada è stata una startup tedesca, Delivery Hero, che di recente ha persino acquisito InstaShop per espandersi in Medio Oriente.
Definita come la generazione Z dell’e-commerce, l’obiettivo della Q-Commerce è rendere felice il cliente con una consegna rapidissima, efficiente, ma non per questo meno curata. Motivo per cui ha preso piede soprattutto legandosi al settore alimentare. Consegnare la spesa a domicilio, com’è avvenuto durante il lockdown, è un’esperienza a cui i consumatori non hanno voglia di rinunciare. Nonostante il Covid abbia danneggiato molti settori, ha sicuramente permesso ad altri di fiorire com’è accaduto con il delivery. C’è anche da considerare il fatto che spesso non si è pronti ad un cambiamento improvviso e quella che appare una grande opportunità diventa invece presto una porta su un precipizio.
Le startup che rappresentano il Quick Commerce oggi
La realtà più famosa a carattere internazionale è sicuramente Gorillas, una startup tedesca sbocciata nel 2020 e che si concentra soprattutto sulla consegna di beni alimentari nell’arco di pochi minuti. Sotto la guida di Kağan Sümer, la società ha assaporato il gusto della gloria gestendo oltre 180 magazzini su nove mercati internazionali.
Ma quel futuro radioso di recente ha subito una battuta d’arresto. Avvicinandosi troppo al sole, Gorillas si è bruciato: ad un anno dal grande boom, l’azienda ha annunciato il licenziamento in tronco di circa 300 dipendenti soltanto a Berlino. Una scelta strategica dettata anche dal cambiamento del mercato e che avrà un effetto immediato. Gorillas ha scelto di fare un passo indietro e concentrarsi sui cinque mercati da cui arrivano i maggiori ricavi (circa il 90%). Inutile dire che l’Italia non rientra nella big five list, a differenza di Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi. Il motivo dei licenziamenti è dovuto alla volontà di ridurre i costi e al tempo stesso raccogliere maggiori fondi. In Italia, infatti, la startup ha dichiarato che presto licenzierà circa 540 dipendenti tra Roma, Firenze, Milano, Torino e Bergamo. L’intento finale è quello di chiudere definitivamente la parentesi italiana, uscendo dal mercato. La decisione, contestata dal sindacato Fit-Cisl che ha già parlato di “comportamento inaccettabile”, è arrivata dopo che solo il 29 aprile scorso era stato raggiunto un accordo per inquadrare i rider con il contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl).
“Questo episodio ripropone il dibattito su come tali piattaforme di food delivery si insedino nel nostro Paese in assenza di chiare e definite regole che tutelino le lavoratrici e i lavoratori”, ha osservato nella sua nota Fit-Cisl. “Per quanto riguarda la nostra presenza in Italia, abbiamo valutato e stiamo tuttora valutando attentamente diverse alternative strategiche e finanziarie, come la cessione d’azienda o l’ingresso di nuovi investitori. Tuttavia ad oggi nessuna trattativa si è conclusa positivamente e non esistono al momento negoziazioni a un livello di concretezza tale da far ipotizzare un buon esito”, è stata la risposta dell’azienda.
Anche Getir, leader turco nel settore, ha deciso di ridurre il numero di dipendenti pari al 14% del personale: nonostante, secondo The Verge, la app di questa azienda conti su 1,5 milioni di download (Gorillas 320mila) è evidente l’intenzione di ridimensionarsi.
Quick Commerce e Delivery: il successo e la crisi
A garantire la diffusione a macchia d’olio del Quick Commerce è stato sicuramente anche il servizio delivery annesso, che ha attraversato una fase di boom in due momenti particolari. Il primo riguarda la diffusione delle app di consegna a domicilio della ristorazione. Pizze, panini, sushi, dolci: tutto a portata di click grazie a realtà come Just East, Deliveroo, Glovo e similari, ormai ben presenti anche qui in Italia. Un altro elemento fondamentale che ha lanciato il Q-Commerce e il Delivery è stato senz’altro il sopravvento della pandemia: a causa del Covid-19 e dei conseguenti lockdown, in molti hanno usufruito dei servizi di consegna a domicilio dei generi alimentari.
Ma ora che la pandemia ha finalmente allentato la presa e il Covid non sembra far più così (tanta) paura, la spesa a domicilio è un servizio a cui gli italiani in particolare sembrano affidarsi più raramente: ecco spiegato il forte calo di ordini che ha colpito realtà come Gorillas. Un altro elemento imprevisto che ha destabilizzato questi nuovi soggetti economici è anche la guerra in Ucraina: con l’invasione della Russia, molti investitori protagonisti di quei primi round che hanno permesso a Gorillas di crescere ed espandere il proprio business, oggi hanno preferito fare un passo indietro.
Un altro elemento devastante, causato dallo scontro russo-ucraino, è l’aumento dei prezzi su larga scala e riguardante soprattutto le materie prime, l’energia e i carburanti. Circostanze che hanno abbattuto le “felici prospettive” di queste realtà del Q-Commerce, che dopo un iniziale boom si sono ritrovate a procedere a singhiozzo nel loro percorso di sviluppo. D’altronde, siamo entrati in una nuova fase in cui l’azzardo può non ripagare: c’è bisogno di un’analisi più attenta e a lungo raggio, ed è forse questo ad aver spinto Gorillas a rivalutare la propria strategia.