La Cina ha deciso di cacciare tutti i miners del Bitcoin che operano nel Paese, dando il via a quella che nel cripto-universo è stata già battezzata «la grande migrazione del mining» verso il Texas e il Kazakhstan. Nel frattempo in Italia la Consob ha diramato un’allerta sull’exchange Binance, mentre Anonymous si scaglia contro la Cina e lancia una sua criptovaluta

Si può definire come un vero e proprio esodo quello che stanno vivendo i miners del Bitcoin (miners in italiano significa minatori), costretti ad andare via dalla Cina a causa delle difficoltà nelle operazioni di estrazione del bitcoin, che vede un fabbisogno sempre maggiore di energia a dispetto dell’impatto ambientale.

Cosa che ha denunciato in televisione anche Elon Musk solo qualche settimana fa, salvo poi ribadire il suo pieno sostegno alle monete virtuali, nella serata del 21 luglio (ore italiane), al B Word, la conferenza online sul mondo delle criptovalute. In merito alle restrizioni della Cina, il fondatore di Tesla ha dichiarato:

Una cosa a cui devi fare attenzione con le criptovalute, in particolare con bitcoin, è il fatto che consumano un po’ troppa energia e non necessariamente buona per l’ambiente, ma sembra che il bitcoin si stia spostando molto di più verso le energie rinnovabili e un sacco di centrali a carbone che venivano utilizzate per questa attività sono state chiuse, specialmente in Cina. Voglio fare altri controlli per confermare che la percentuale di utilizzo di energia rinnovabile nella loro produzione è molto probabilmente pari o superiore al 50% e che c’è una tendenza a un ulteriore aumento. In tal caso, molto probabilmente Tesla riprenderà ad accettare questa moneta

 

Dove sono andati i miners del Bitcoin

Sostenibilità o meno, i miners di Bitcoin sono dovuti andar via dalla Cina. Secondo una ricerca del Centro per la finanza alternativa dell’Università di Cambridge, la fuga dei miners ha anticipato la progressiva stretta sulle operazioni in criptovalute messa in atto da Pechino, per spostare le loro attività dove i prezzi dell’energia sono addirittura inferiori.

A quanto pare, molti miners del Bitcoin hanno scelto semplicemente di attraversare il confine e trasferire le operazioni nel vicino Kazakistan, che ha moltiplicato di sei volte il proprio livello di hashrate nella produzione di bitcoin, dall’1,4 all’8,2% globale, diventando il terzo Paese al mondo.

Altri, invece, si sono diretti in Texas, dove i prezzi energetici sono tra i più bassi al mondo: lo Stato sta puntando sulle energie rinnovabili, tanto che la sua quota nel mercato è in costante crescita. Il Texas dispone, inoltre, di un mercato deregolamentato che permette ai clienti di scegliere i fornitori di elettricità e – cosa ancora più importante – i leader texani hanno un atteggiamento molto indulgente nei confronti dei fan del mondo cripto.

C’è anche una percentuale (più piccola) di miners che sono andati in Russia, Iran, Canada, Malesia, Germania e Irlanda. E l’Italia?

La stretta della Consob sui Bitcoin

In merito alle operazioni finanziarie con bitcoin, proprio in Italia è stata diramata un’allerta della Consob, in merito all’exchange cinese Binance, già bloccato nel Regno Unito.

La Commissione nazionale per le società e la Borsa ha avvertito i risparmiatori che le società del gruppo, che offre la più grande piattaforma per volumi al mondo, non sono autorizzate a prestare servizi e attività di investimento in Italia, nemmeno tramite il sito (www.binance.com), le cui sezioni legate alle cripto-attività erano anche in lingua italiana.

Più in generale, il monito della Consob riguarda l’eventualità di operazioni “che possono comportare la perdita integrale delle somme di denaro utilizzate” nell’effettuare operazioni su strumenti cripto, si legge sul loro portale.

Miners del Bitcoin: i numeri della Cina 

Prima della stretta cinese la regione del Sichuan, ricca di energia idroelettrica, era salita dal 14,9% al 61,1% di capacità totale di mining, mentre la quota dello Xinjiang era molto più alta, dal momento che in passato questa regione ha ospitato fino al 36% delle operazioni mondiali di calcolo del bitcoin.

“Il mining di criptovalute consuma molta energia, il che è in contrasto con gli obiettivi di neutralità del carbonio della Cina”, ha affermato Chen Jiahe, chief investment officer del family office Novem Arcae Technologies con sede a Pechino.

Secondo uno studio recentemente pubblicato su Nature Communications, il consumo annuale di energia dei minatori cinesi di criptovaluta avrebbe dovuto raggiungere il picco nel 2024 a circa 297 terawattora, maggiore di tutto il consumo di energia dell’Italia nel 2016.

Ad oggi, la quota di hashrate per il mining a livello globale in Cina è scesa dal 75,5% al 46% nel giro di sette mesi.

Anonymous torna a far parlare di sé e lancia la sua criptovaluta

In un nuovo messaggio lanciato sulle sue piattaforme social, Anonymous critica la Cina e le relative repressioni dei miners di Bitcoin. Come già scritto, il governo cinese ha infatti deciso di emettere la propria valuta digitale e vietare la circolazione di altre crypto all’interno dei confini nazionali.

Oltre a questo, il messaggio di Anonymous si scaglia anche contro uno dei protagonisti del cripto-mondo: Elon Musk. Del resto, il fondatore di Tesla era già stato bersagliato, in un video rilasciato a giugno, ed accusato di aver manipolato il mercato delle criptovalute provocando, da inizio maggio, un crollo consistente dei prezzi.

Anonymous sostiene però che le criptovalute siano solo all’inizio della propria esistenza e, per questo motivo, ha lanciato il suo token chiamato Anon Inu. I possessori di questa moneta virtuale contribuiranno a raccogliere fondi per i canili e verranno garantite ricompense per i titolari tramite una distribuzione del 5% delle commissioni di transazione.

Dove il bitcoin è vietato o il suo uso fortemente limitato

Più in generale, alcuni Stati hanno promosso delle politiche fortemente restrittive riguardo le criptovalute: i Governi e le istituzioni finanziarie di diversi Paesi hanno deciso di limitare fortemente o mettere direttamente fuorilegge il bitcoin, al momento la più celebre criptovaluta al mondo. Secondo stime del Financial Times, non è consentito l’uso di bitcoin sotto nessuna forma in Bolivia, Marocco, Algeria, Egitto, Nepal e Bangladesh.

In questi Paesi le restrizioni sono assolute, con il bitcoin che non può essere utilizzato per comprare e pagare nessun prodotto o servizio, ne è possibile possederlo per i semplici cittadini.

 

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