I mercati emergenti sono di grande interesse per gli investitori stranieri per via dell’elevato ritorno sull’investimento che possono fornire. Nella transizione da un’economia basata sull’agricoltura a un’economia sviluppata, i paesi in via di sviluppo richiedono spesso un grande afflusso di capitali da fonti straniere a causa della carenza di capitale nazionale. Investire nei mercati emergenti, dunque, conviene. Ma quali sono i Paesi e i settori più promettenti del 2021?
Con il termine mercati emergenti ci si riferisce a quelle economie che stanno sperimentando una rapida crescita economica ma che ancora non posseggono tutte le caratteristiche di un’economia sviluppata. I mercati emergenti sono quindi paesi che stanno passando dalla fase “in via di sviluppo” a quella “sviluppata”, allontanandosi dalle loro economie tradizionali fino ad allora focalizzate sull’agricoltura e sull’esportazione di materie prime e investendo in una maggiore capacità produttiva. I leader dei Paesi in via di sviluppo vogliono creare una migliore qualità di vita per le persone e per fare ciò stanno adottando delle politiche di industrializzazione molto rapide ed efficaci, adottando un mercato libero o un’economia mista.
Le condizioni economiche delle economie emergenti sono fortemente attrattive per gli investitori stranieri, e gli Stati più ricchi, attraverso specifici investimenti, tendono a imporre anche una propria egemonia politica. Allo stesso tempo, a fronte di una maggiore attenzione ricevuta, i Paesi emergenti emettono titoli di stato ad altissimo rendimento in quanto il rischio resta comunque più elevato.
Cosa si intende per mercato emergente
Un mercato è emergente se ha due caratteristiche: un reddito medio pro-capite della popolazione contenuto e una previsione di rapida crescita per gli anni a venire. Rispetto a un mercato sviluppato, offre un rendimento aggiuntivo maggiore, controbilanciato da una volatilità più alta.
Quali sono i mercati emergenti
Non esiste un elenco universale di quali paesi possano effettivamente definirsi mercati emergenti. Tuttavia, l’ indice Morgan Stanley Capital International Emerging Market , individua 27 Paesi che possono qualificarsi come economie emergenti: Argentina, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Repubblica Ceca, Egitto, Grecia, Ungheria, India, Indonesia, Corea, Kuwait, Malesia, Messico, Pakistan, Perù , Filippine, Polonia, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Taiwan, Thailandia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
L’indice segue le capitalizzazioni di mercato delle società sui mercati azionari dei Paesi.
Perché conviene investire nei mercati emergenti?
Dal 1980 ad oggi l’aumento del Pil degli emerging market è costantemente più elevato di quello dei Paesi sviluppati. Secondo il Goldman Sachs Asset Management, il 58% del Pil globale per il 2020 sarà determinato proprio dalle economie emergenti. Un dato che nei prossimi 10 anni potrebbe sfiorare il 72%.
Non destinarvi una quota di portafoglio, dunque, sarebbe da folli: Piuttosto, per sfruttarne le potenzialità senza correre rischi è fondamentale scegliere con cura gli strumenti finanziari e le percentuali da investire.
Come investire senza correre rischi?
Per quanto riguarda gli indici azionari, è bene diversificare il proprio portafoglio in base ai Paesi e ai settori. L’Etf (Exchange Traded Funds) Goldman Sachs ActiveBeta Emerging Markets è composto da oltre 400 azioni. Altissima la componente asiatica dell’indice (80%), soprattutto per via di Paesi come Cina (32%), Corea del Sud (16%), Taiwan (15%) e India (10%). Tra i settori, pesa di più la tecnologia (22%), i beni di consumo ciclici (17%), i titoli finanziari (16%) e le comunicazioni (13%).
Più omogeneo il quadro delle obbligazioni: il fondo Goldman Sachs propone di investire in bond governativi cinesi. I loro punti forti? Un rendimento annuo a scadenza del 3,1%, rating elevati e una presenza sempre più importante negli indici obbligazionari internazionali.
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