Dal ministero per lo Sviluppo economico arrivano nuove regole per i contributi alla promozione estera del Made in Italy.  Ad essere coperto ora è il 70% delle spese fino a 150mila euro. L’obiettivo è quello di contribuire al rilancio economico spingendo le aziende italiane a partecipare a fiere e saloni internazionali. La contraffazione, però, continua a pesare sulle imprese e a svalutare i marchi nazionali

Dare sostegno alla promozione all’estero di marchi collettivi e di certificazione, anche attraverso la concessione di contributi agevolativi per la partecipazione a fiere e saloni internazionali di associazioni, consorzi e cooperative del made in Italy: con questi obiettivi il ministero dello Sviluppo economico ha recentemente emanato un decreto, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, attraverso il quale applica quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2021.

Si tratta di un provvedimento che introduce importanti novità riguardo l’ampliamento della platea dei soggetti beneficiari di questa tipologia di agevolazione, oggi estesa ai consorzi di tutela e altri organismi di tipo associativo e cooperativo in aggiunta alle associazioni rappresentative delle categorie produttive. Come spiega lo stesso Mise, per rafforzare la misura viene inoltre aumentata la dotazione finanziaria da un milione a2,5 milioni di euro all’anno, mentre è stabilito che il contributo massimo concedibile ad ogni soggetto passa da 70 mila euro a 150 mila euro all’anno. Tale contributo, inoltre, sarà pari al 70% delle spese sostenute e non potrà superare in ogni caso 150 mila euro all’anno.

La misura nasce sia con l’intento, appunto, di supportare la partecipazione a fiere e saloni internazionali, ma anche con lo scopo di prevedere che i contributi possano essere destinati:

  • al finanziamento di eventi collaterali alle manifestazioni fieristiche internazionali
  • agli incontri bilaterali con associazioni estere
  • ai seminari in Italia con operatori esteri e all’estero
  • ad azioni di comunicazione sul mercato estero, anche attraverso GDO e canali on-line
  • alla creazione di comunità virtuali a supporto del marchio

I termini e le modalità per la presentazione delle domande per richiedere il contributo saranno definite prossimamente con un provvedimento applicativo del direttore generale per la tutela della proprietà industriale – Ufficio italiano brevetti e marchi.

Cosa sono i marchi collettivi o di certificazione?

Per Marchio Collettivo si fa riferimento ad un segno distintivo che serve a contraddistinguere prodotti o servizi di più imprese per la loro specifica provenienza, natura o qualità. Questo, in sostanza, svolge una funzione di garanzia del prodotto o del servizio secondo un regolamento specifico (denominato “disciplinare”), che indica gli standard qualitativi previsti ed i relativi controlli e che deve essere depositato insieme alla domanda di marchio collettivo.

Un marchio collettivo, ad esempio, può consistere in segni o indicazioni che nel commercio sono utili a designare la provenienza geografica dei prodotti o servizi: chiunque operi nella zona di riferimento potrà utilizzare la stessa denominazione geografica purché lo faccia in modo conforme alla correttezza professionale.

Per quanto riguarda i marchi di garanzia o certificazione, invece, si tratta di un nuovo tipo di marchi che hanno lo scopo di certificare determinate caratteristiche dei prodotti e dei servizi (come la qualità), secondo un regolamento specifico. Parliamo del “regolamento d’uso” e anch’esso deve essere depositato insieme alla domanda di marchio.

Anche i marchi di garanzia o certificazione, come quelli collettivi, hanno una validità settoriale e territoriale: un marchio di garanzia o certificazione italiano può essere usato anche per certificare l’origine geografica di prodotti e servizi.

Il mercato del falso che frena ancora la crescita

E mentre il governo pensa al rilancio del Paese e delle sue imprese dando loro strumenti per allestire la “miglior vetrina” del proprio marchio, il mercato del falso continua ad avere un prezzo molto alto: secondo gli ultimi dati diramati dall’ufficio Ue per la proprietà intellettuale, diffusi da Il Sole 24 Ore, i prodotti contraffatti hanno garantito alla criminalità organizzata guadagni per almeno 2,5 miliardi, di cui almeno 225 milioni a carico proprio delle aziende italiane.

Al fine di arginare questo lauto business l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha intensificato i suoi controlli: in particolare, il Direttore generale Marcello Minenna ha richiesto agli operatori Aeo (Operatori economici autorizzati) il massimo rispetto delle disposizioni che impongono di fornire informazioni per contrastare i falsi. Minenna ha posto l’accento sull’importanza di fornire tutte le informazioni necessarie alle Dogane per rendere la sua azione «più performante e tempestiva», consentendo a chi è chiamato a vigilare sulla qualità del prodotto di avere tutte le informazioni riguardo la sua provenienza e il rispetto delle regole fiscali.

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