Una piccola percentuale di imprese italiane è cresciuta, ha assunto personale e progettato investimenti durante la pandemia

L’arresto delle economie globali è un fatto senza precedenti. La crisi sanitaria e la conseguente débâcle finanziaria rischia di avere effetti devastanti sul sistema produttivo italiano, composto per la maggior parte da piccole e medie imprese italiane. La drammaticità della situazione viene evidenziata dal rapporto Istat “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19”. Lo studio dell’Istituto nazionale di statistica mostra un dato interessante, sul quale forse non tutti ci siamo soffermati.

Il fatturato in aumento

La riduzione del fatturato è una condizione diffusa in tutti i settori. Oltre il 70% delle imprese dichiara una riduzione del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Il fatturato è aumentato soltanto per il 5% delle imprese (50.000 aziende), che pesano per il 7,5% in termini di occupazione. Sembra naturale concentrarsi principalmente sulle aziende farmaceutiche (28% di imprese con vendite in crescita), ma anche altre aziende (il 9,8%), riconducibili al settore del commercio, hanno il fatturato in aumento. Negli altri settori di attività l’incidenza è più limitata, con le uniche eccezioni riscontrate per i comparti delle telecomunicazioni (23,8%) e della chimica (18,6%).

Misure di gestione del personale

Il lockdown e gli obblighi di distanziamento sociale hanno indotto le imprese a modificare le modalità di impiego del lavoro. A fine maggio 2020, il 90% delle imprese con almeno 3 addetti dichiara di avere adottato nuove misure di gestione del personale. Resta un 10%, che ha deciso di non alterare le strategie di utilizzo dei lavoratori. Una piccola percentuale, che opera in alcuni comparti industriali come quello alimentare, farmaceutico, elettronico, nel commercio al dettaglio e in alcuni settori del terziario quali trasporto terrestre, programmazione/trasmissione, assistenza sociale residenziale.

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Assunzioni nel personale per i settori beneficiati dall’epidemia

Dal punto di vista settoriale, ad aver optato per questa tipologia di intervento sono soprattutto le imprese italiane attive nei comparti della produzione di beni intermedi, chimica e farmaceutica. Le misure di espansione del personale riguardano le imprese di alcuni settori che hanno beneficiato delle conseguenze dell’epidemia: quello farmaceutico e in misura più limitata quello chimico per quanto riguarda l’industria; i servizi di assistenza sociale residenziale, quelli per edifici e paesaggio (attività di pulizia specializzata), gli altri servizi alla persona all’interno del comparto dei servizi.

Piani di investimento differiti soprattutto da imprese medie e grandi

Le reazioni delle imprese alla crisi variano dall’adozione di soluzioni tecnico-operative necessarie allo svolgimento del business a strategie maggiormente proattive. Le opzioni considerate risultano fortemente connesse, oltre al coinvolgimento nelle misure di chiusura dell’attività, alla dimensione aziendale e a ulteriori caratterizzazioni, quali il grado di partecipazione ad attività internazionali. Per oltre un’impresa su tre la reazione alla crisi causata dall’emergenza da Covid-19 non implica azioni di carattere strategico. Questo comportamento è più frequente tra le imprese rimaste aperte durante il lockdown (39,5%) e tra quelle orientate al mercato domestico (38,1%).