A 10 anni dal suo ingresso nell’Unione Europea, la Croazia entra nel club della moneta unica e della libera circolazione. Con quattro milioni di abitanti, un PIL di 70,4 miliardi di dollari (cinque volte inferiore alla Lombardia) e un’estensione territoriale pari a un sesto dell’Italia, l’adesione della Croazia favorirà il commercio e gli spostamenti dei suoi cittadini e quelli degli altri Paesi, sia per turismo che per lavoro, con ricadute positive per tutta l’Eurozona

La Croazia, che dal 2013 è membro dell’Unione Europea, a partire dal 2023 ha adottato ufficialmente la moneta unica europea, l’euro, che ha sostituito la kuna croata, ed è entrata nell’area Schengen – cioè lo spazio di libera circolazione europea. L’ingresso del Paese rappresenta il primo allargamento dell’area Schengen dal 2015, quando si aggiunse la Lituania. Il ministro degli Esteri croato Gordan Grlic-Radman e altri membri del governo hanno celebrato l’entrata col taglio simbolico di un nastro al confine con l’Ungheria.

L’ingresso nell’area Schengen comporta infatti la rimozione dei controlli di frontiera con i Paesi confinanti che ne fanno parte, nonché la libera circolazione al loro interno. Al valico di frontiera di Bregana, centro a nord di Zagabria, sul confine con la Slovenia, la polizia ha tolto i cartelli a mezzanotte del 31 dicembre, così come le barriere di sbarramento, ed è stato installato il tipico cartello con la scritta “free passage”, a simboleggiare l’abolizione di tutti i controlli ai confini terrestri. Lo stesso vale per quelli marittimi, mentre per il traffico aereo si dovrà aspettare marzo. È un passo avanti importante, questo, per l’economia croata, soprattutto se si considera che il 20 per cento del Pil proviene dal turismo. Il suo prevedibile aumento nel Paese, ora che la libera circolazione in Europa si è ulteriormente allargata, contribuirà a favorire l’economia e spingerà le istituzioni a continuare a migliorare gli standard di vita in Croazia. Non mancano però i timori sul fatto che il cambio in euro finisca con l’erodere il vantaggio valutario di cui godevano molti turisti, soprattutto italiani.

 

La Croazia e la libera circolazione delle merci

La Croazia aveva richiesto di entrare nell’area Schengen e di adottare l’euro rispettivamente nel 2015 e nel 2017, ma il suo percorso era ufficialmente iniziato nel 2000. Da allora era iniziato un lungo periodo di analisi della stabilità dell’economia croata e del suo apparato di sicurezza da parte delle istituzioni europee, concluso con un parere favorevole su entrambe le questioni. Questo passo in avanti avrà effetti su tutta l’eurozona, e in particolare sulla sua economia. Innanzitutto sloveni e ungheresi, tra gli altri, potranno spostarsi con più facilità, così come le merci dei rispettivi Paesi. Coloro che vivono vicino alla Slovenia e all’Ungheria vedranno per primi i risultati economici di questo passaggio – sostiene la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen – potendo attraversare liberamente la frontiera per lavorare e fare acquisti: «Le comunità si avvicineranno sempre di più».

La caduta di queste barriere alla circolazione è «l’affermazione finale della nostra identità europea, per la quale generazioni di croati hanno combattuto e lottato», ha dichiarato il ministro dell’Interno Davor Božinović. E mentre Mattarella ha detto, commentando la notizia, di sperare che «presto altri Paesi raggiungano lo stesso obiettivo, a beneficio di tutta l’Unione Europea», Von Der Leyen sostiene che in questo momento «non c’è luogo in Europa, se non qui in Croazia, in cui sia più vero che questa è una stagione di nuovi inizi». Dando il benvenuto alla Croazia la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha auspicato che la moneta comune «porti stabilità ai suoi membri». Gli economisti concordano nel sostenere che l’euro porterà vantaggi, oltre che al turismo, all’economia croata in generale, soprattutto in termini di stabilità – in particolare in questo momento di alta inflazione (a novembre era al 19,5%) e di tassi di interesse in aumento. «Euro e area di libero transito potrebbero aiutare anche le aree arretrate della Croazia, come l’entroterra dalmata», afferma Goran Saravanja, capo economista della Camera di commercio croata, ribadendo che «la prospettiva europea per la Croazia è incredibilmente importante».

 

Le ricadute sulla moneta e il commercio croato

Il tasso di conversione della kuna croata è stato fissato a 7,53450 per 1 euro. Nelle due prime settimane di gennaio potranno essere utilizzate entrambe le valute per i pagamenti – successivamente solo l’euro avrà corso legale. I prezzi di beni e servizi saranno però indicati sia in euro che in kune ancora fino a tutto il 2023. «I nostri cittadini e l’economia saranno più protetti dalle crisi», ha detto a tal proposito il premier croato Plenković. Anche il governatore della banca centrale croata Boris Vujčić è convinto che questa sia stata una scelta giusta: «In un momento di crisi, la moneta locale si deprezza rispetto all’euro e quindi il debito vale di più», ha detto facendo un chiaro riferimento ai fiorini ungheresi e agli złoty polacchi. Il governo dell’ex paese jugoslavo ha affermato che l’effetto sull’inflazione dell’introduzione della nuova moneta dovrebbe essere minimo, tra lo 0,2 e lo 0,4 per cento nel primo anno, e ha annunciato che vigilerà per evitare rincari ingiustificati dei prezzi.

L’adesione all’area-euro faciliterà l’espansione del commercio nel territorio croato, determinando inevitabilmente una serie di vantaggi per tutti i soggetti stranieri che scelgono di investire in Croazia. Più della metà delle esportazioni di beni della Croazia, infatti, vanno in Europa, e quasi il 60 per cento delle sue importazioni provengono da qui. In questo contesto, appartenere al sistema euro, che dopo il dollaro è la più importante currency al mondo (utilizzata da oltre 347 milioni di persone) , facilita i risparmi e gli investimenti, riducendo i rischi e abbattendo i problemi di cambio. Con l’adozione della moneta unica verrà quindi favorita la possibilità di fare business e stringere accordi, grazie al fatto che i pagamenti di beni e servizi saranno più semplici e veloci. Per quanto piccolo, Il Pil del paese – che pari a 70,4 miliardi di euro, quindi cinque volte inferiore a quello della Lombardia – tra il 2014 e il 2019 è cresciuto di più della media europea, fra il 3 e il 3,6% – l’adozione dell’euro fa ben sperare gli investitori per il mantenimento di questo trend. La Croazia ha peraltro già di per sé una solida struttura industriale, e sono 340 le aziende italiane che hanno partecipazioni in imprese croate – con 12mila occupati in tutto.

 

La Croazia sarà un Paese più ambito per le migrazioni

Per la Croazia l’ingresso nell’area Schengen significherà anche una maggiore pressione migratoria – dato che l’ingresso nella nazione, che adesso è una porta verso il resto dell’Unione, diventerà molto più ambito. In questo modo, infatti, i confini dello spazio Schengen – e di conseguenza i controlli – si sposteranno verso Montenegro, Bosnia Erzegovina e Serbia. Il problema si concentrerà soprattutto sul confine con quest’ultimo, Paese che ha accordi di liberalizzazione dei visti con diversi Stati del mondo, che ne faranno un meta ancora più ambita per coloro che vogliono tentare di entrare irregolarmente nell’Unione Europea. Essendo la Serbia candidata all’adesione, Bruxelles sta facendo pressioni affinché i Paesi che potrebbero sfruttarla per la migrazione siano sempre di meno. A partire dal 2023 la liberalizzazione dei visti è stata tolta ai cittadini dell’India e della Guinea-Bissau, mentre in precedenza questo privilegio era stato negato ai tunisini.

L’ingresso della Croazia nell’area Schengen era stato approvato l’8 Dicembre 2022. Nello stesso giorno le domande di Bulgaria e Romania, che erano entrate nell’Unione sei anni prima della Croazia e secondo la Commissione europea avevano soddisfatto tutti i requisiti, sono state invece respinte. La causa è stata il veto opposto dall’Austria, che ha motivato la sua decisione proprio con il recente aumento dell’immigrazione attraverso la rotta balcanica.

 

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