Come cambiano le abitudini di consumo? Nuovi trend si affacciano sulla scena mondiale e danno vita a legami sempre più forti, come quello tra consumatori e sostenibilità
I trend di mercato sono un po’ come le montagne russe, e quando sembrano essersi assestati ripartono velocemente e inaspettatamente. Basta un singolo evento o una qualsiasi innovazione per dare vita a cambiamenti importanti, che poi si svilupperanno negli anni a venire.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a importanti trasformazioni riguardanti il mercato e i consumatori, e quasi tutte sono scaturite da due fattori principali: le nuove tecnologie e la crisi economica. Entrambi hanno eliminato – o quanto meno messo da parte – vecchi trend di mercato e dato spazio alle novità, creando forti legami tra consumatori e sostenibilità, digitalizzazione, condivisione.
In sintesi, queste sono le tendenze di consumo che hanno interessato il mercato globale negli ultimi dieci anni e che, con ogni probabilità, continueranno ad accompagnarci nelle nostre scelte di acquisto, mescolandosi con nuovi trend, figli degli ultimi avvenimenti sociali, economici e politici.
Consumatori e sostenibilità
Subito dopo l’inizio della crisi economica, in molti hanno puntato al risparmio prediligendo marchi più economici, che si sono rivelati al di sopra delle aspettative iniziali. In seguito, però, il trend si è leggermente spostato verso la sostenibilità: si continua a prediligere marchi non eccessivamente dispendiosi, ma si guarda anche alla durata del prodotto nel tempo.
Il pubblico pensa sempre di più all’impatto che i suoi acquisti avranno sull’ambiente e sulla società, scegliendo prodotti e servizi a basso impatto ambientale, naturali ed etici.
I consumatori, insomma, sono più critici e attenti, e per la maggior parte di loro la sostenibilità rappresenta ormai una parte fondamentale di un prodotto, tanto che è capace di influenzare la loro scelta finale di acquisto. Ecco perché negli ultimi anni le strategie di marketing e comunicazione hanno puntato molto sulla sostenibilità. Per i brand di moda, ad esempio, è divenuto fondamentale unire “etica ed estetica” e quindi proporre prodotti belli e appetibili, ma che rispettino l’ambiente.
È bene ricordare, inoltre che la parola “sostenibilità” non fa riferimento soltanto all’impatto sulla natura (sprechi, riciclaggio, ecc.) ma anche alla componente umana e sociale, legata ai produttori, al loro benessere e al loro lavoro.
Il termine compare per la prima volta sulle scene internazionali nel 1987, in seguito al Rapporto Brundtland, in cui si legge: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. In tale definizione non si parla, quindi, solo dell’ambiente ma ci si riferisce per lo più al benessere delle persone.
Viene, dunque, messo in luce uno dei più importanti principi etici: la responsabilità da parte delle generazioni di oggi nei confronti delle generazioni di domani.
L’importanza della digitalizzazione
La diffusione degli smartphone ha stravolto le nostre vite e abitudini, tanto che ormai essi sono diventati parte integrante delle nostre giornate e quasi il 45% della popolazione mondiale (3.5 miliardi di persone) ne possiede uno. Insomma, per molti di noi vivere senza smartphone sarebbe impossibile, soprattutto perché ormai possiamo fare qualsiasi cosa con i nostri “telefoni intelligenti”.
Abbiamo la possibilità di restare in contatto con persone lontane o conoscerne di nuove, possiamo orientarci, informarci e fare acquisti e transazioni. Ecco perché la digitalizzazione è divenuta una priorità anche per quanto riguarda i trend di consumo: essere presente sul web o sui social è un imperativo categorico a cui nessuno può sfuggire, se desidera avere successo.
Anzi, ci sono tantissimi brand che hanno sviluppato strategie legate esclusivamente all’online, anche se il mondo offline resta un pilastro importante della nostra economia. Le opportunità offerte da nuove tecnologie e soluzioni innovative in generale stanno aumentando a dismisura e ormai si adattano a qualsiasi tipo di esercizio.
Alcuni esempi virtuosi ruotano attorno all’utilizzo dello smartphone per procedere con l’acquisto: la customer experience è ormai profondamente legata all’utilizzo del telefono non solo quando si parla di ecommerce (i cui siti devono essere pensati per i dispositivi mobile ancor prima che per i desktop) ma anche quando si parla di retail fisico.
In tantissimi negozi, infatti, si tende ad eliminare o quanto meno limitare la divisione tra fisico e digitale, puntando sull’omnicanalità: basti pensare agli acquisti fatti online e poi ritirati in negozio o alle app che possono registrare la spesa fatta in store. Infine, la digitalizzazione è stata fondamentale per limitare i danni dell’emergenza sanitaria, a causa della quale i negozi sono stati chiusi e le persone sono state costrette a restare a casa.
Il potere della condivisione
Altro trend centrale in questi anni, che ha visto un incremento esponenziale è quello fondato sul consumo collaborativo o, per dirla all’inglese, sharing economy. Si tratta di un modello basato su pratiche di scambio e condivisione dei beni. Insomma, i consumatori non sono interessati al possesso di un bene, ma al suo utilizzo pratico.
Questo può, in qualche modo, ricollegarsi ad un pensiero green secondo il quale se si possiede si producono rifiuti, ma se si condivide gli sprechi diminuiscono.
Inoltre, molti studiosi hanno sottolineato come la condivisione di beni (quali abiti, automobili, biciclette e perfino abitazioni) può soddisfare il nostro bisogno primordiale di sentirci parte di un gruppo o community. Insomma, è un principio che contribuisce a collegare consumatori e sostenibilità, ma aggiunge anche una componente comunitaria.