La prima nella storia vide protagonisti i tulipani, con i prezzi dei bulbi di questi fiori che nei Paesi Bassi raggiunsero picchi altissimi, arrivando a costare migliaia di fiorini olandesi l’uno: stiamo parlando di bolla speculativa, un fenomeno osservato per la prima volta, appunto, qualche secolo fa (era il 1635) per quanto riguardò l’economia olandese ma di cui la Storia economica è ricca di esempi. Oggi, in piena pandemia, se ne parla relativamente al vaccino anti-Covid, visto che l’economia mondiale è stata messa in ginocchio da un virus e le sue sorti sono legate all’arrivo di questo “antidoto” che stanno sviluppando colossi farmaceutici come Pfitzer, BioNTech e Moderna: quanto arriverà a costare? Potrebbe scoppiare una bolla speculativa? Innanzitutto, cos’è una bolla speculativa?
Per definizione, una bolla speculativa è un fenomeno che si verifica quando il prezzo di un bene aumenta esponenzialmente senza una ragione particolare; ciò è dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo di quel bene. Nel suo “ciclo vitale”, la bolla nasce, cresce e poi scoppia quando si sono ripristinati i valori originari del bene in questione. Al giorno d’oggi di bolle speculative se ne parla nel contesto dei mercati finanziari, lì dove c’è una continua compravendita di azioni, obbligazioni e titoli derivati, ma non mancano esempi di bolle scoppiate a seguito della crescita dei prezzi di beni materiali, come ad esempio gli immobili.
In sostanza, quello che succede è che l’eccesso di domanda di un bene, di un servizio, di un’impresa o di un titolo porta ad un’irrazionale, o anche razionale, euforia dei soggetti economici, i quali si convincono che quel prodotto, servizio ecc possa generare dei guadagni stratosferici. La conseguente corsa all’acquisto di quel bene non fa che farne crescere il prezzo e confermare, nella mente degli acquirenti, che quel bene ha delle grandi potenzialità a livello di investimento. A quel punto l’ulteriore corsa al suo acquisto fa aumentare ulteriormente il prezzo del bene fino a quando il suo valore “fisiologicamente” cala e la bolla scoppia. Tra le cause dello scoppio di una bolla, o del suo gonfiarsi, c’è sicuramente una componente psicologica che guida/altera i comportamenti dei soggetti operanti in un mercato economico o finanziario.
Bolla speculativa: le più famose della Storia
La storia delle bolle speculative inizia, come anticipato, con quella scoppiata in Olanda verso la metà del Seicento a seguito dell’aumento esponenziale del prezzo dei tulipani. Il tulipano, introdotto in Europa nella metà del XVI secolo dalla Turchia, ebbe una crescente popolarità nei Paesi Bassi, scatenando la “gara” fra i membri della middle class a superarsi l’un l’altro nel possesso degli esemplari più rari. I prezzi arrivarono a livelli insostenibili finché la bolla scoppiò, lasciando sul lastrico moltissimi olandesi che avevano investito immense ricchezze per il commercio di questo fiore. Un’altra bolla fu quella della South Sea Company, società per azioni britannica fondata nel 1711 per consolidare e ridurre il costo del debito nazionale e alla quale era stato concesso il monopolio per il commercio con il Sud America; questa società iniziò a parlare delle sue azioni con “le dicerie più stravaganti” a proposito del valore del suo potenziale giro d’affari col Nuovo Mondo e queste raggiunsero prezzi altissimi.
La bolla speculativa giapponese, che si formò a partire dal 1986 per poi scoppiare nel 1991, vide invece protagonisti il mercato azionario e il settore immobiliare giapponese. Il suo scoppio fu dovuto alla liberalizzazione delle norme finanziarie sommata al rapido aumento dei prezzi dei beni immobiliari, alla relativa capacità produttiva del Giappone di riuscire a stare al passo con la domanda di beni e servizi e al conseguente aumento di liquidità delle imprese. Tra le più “celebri” bolle c’è poi quella che, scoppiando, ebbe come conseguenza la Grande Crisi del 1929 negli Usa: nel giorno del famoso Martedì nero dell’ottobre di quell’anno la Borsa di New York ebbe un crollo vertiginoso, con le azioni di Wall Street che avevano raggiunto prezzi ben al di sopra del giusto rapporto tra gli stessi prezzi e gli utili.
Degne di “nota” – anche e soprattutto per le drammatiche conseguenze che hanno avuto sull’economia nazionale e mondiale – anche la bolla delle Dot-com, che si verificò quando l’indice NASDAQ, il 10 marzo 2000, raggiunse il suo punto massimo (a 5132.52 punti) a seguito della nascita di Internet e dei diversi investimenti che fecero le aziende in questo campo, e la bolla immobiliare del 2008 innescata dalla crisi dei mutui sub-prime negli Stati Uniti. Una crisi che sfociò nella grande recessione durata almeno fino al 2013 ma i cui contraccolpi si sentono ancora oggi.