Approvata dal Parlamento all’unanimità, la nuova misura di welfare è stata voluta dal governo e ora servono 90 giorni per i decreti attuativi: l’assegno unico sostituirà tutte le precedenti agevolazioni. Ecco chi ne avrà diritto, quali i criteri e le leggi che verranno soppresse. Ci saranno dei cittadini scontenti?

Mercoledì 31 marzo 2021: il Senato dà il via libera definitivo, con un voto all’unanimità all’assegno unico mensile, che sarà disponibile dal 1 luglio 2021. Si tratta di una misura da tempo attesa e invocata dal governo di Mario Draghi e, in precedenza, da quello guidato da Giuseppe Conte.

L’iter legislativo è infatti partito lo scorso 11 giugno, con l’approvazione del Family Act dal Consiglio dei ministri che prevedeva, appunto, l’assegno unico per i figli, calcolato sulla base del modello ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente che è un po’ lo strumento con cui i cittadini vengono posizionati all’interno del sistema del fisco e della previdenza.

Come funzionerà questa rivoluzione del welfare italiano

Per capire nel dettaglio il funzionamento dell’assegno unico, bisognerà attendere i decreti attuativi, che saranno emanati dal governo entro 90 giorni. Per ora, si sa che i beneficiari del provvedimento saranno i cittadini italiani o di uno stato membro dell’Unione Europea, o loro familiari, o in possesso di diritto di soggiorno, o extra UE in possesso di permesso di soggiorno di durata almeno annuale.

Ancora, potranno richiedere l’assegno unico mensile anche i residenti in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, o titolari di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato almeno biennale; residenti e domiciliati in Italia con prole a carico per la durata del beneficio; da ultimo, soggetti tenuti al pagamento dell’imposta sul reddito qui in Italia.

A questi soggetti potrà essere riconosciuto un assegno per ciascun figlio minorenne a carico, a partire dal 7mo mese di gravidanza fino ai ventuno anni (il figlio maggiorenne potrà chiedere che l’assegno venga erogato in suo favore), con maggiorazioni per i figli in numero superiore al secondo e per portatori di handicap; in questo caso il riconoscimento dell’assegno sarà prorogato anche oltre i 21 anni.

L’entrata in vigore del nuovo provvedimento coinciderà con il riordino di tutte le esenzioni e agevolazioni attualmente operative, portando all’eliminazione di misure quali assegni familiari, bonus mamme, bebé e detrazioni varie per i figli a carico. Tutto ciò dovrebbe portare a mensilità che potrebbero ammontare – ma dovranno essere i decreti a stabilirlo – da 80 a 250 euro mensili, da calcolarsi in base all’ISEE.

Assegno unico: le difficoltà

La misura arriva in un momento quanto mai opportuno, considerando il calo record delle nascite nel 2020. Ma in realtà, i conti sono già controversi e le prime stime indicherebbero che la copertura per garantire 250 euro al mese per figlio sono mancanti, anche sommando agli importi stanziati con Legge di Bilancio 2021, quelli derivanti dal taglio delle misure favorevoli oggi operative, come il bonus mamme e le altre sopra citate.

Non solo, secondo fonti Istat, il 30% dei contribuenti potrebbe vedersi penalizzato dal nuovo regime rispetto a quello attualmente in vigore; quanto alle cifre, l’Ansa riporta che “per finanziare questa riforma la legge di Bilancio ha stanziato i primi 3 miliardi per il 2021 (tra 5 e 6 a regime a partire dal 2022)”, anche se, secondo il senatore del Partito Democratico Tommaso Nannicini, “servono forse due miliardi di euro in più” per assicurare a tutti i beneficiari il pieno contributo.