“In cambio di un anno di lavoro e sacrifici, ho avuto burnout, confezioni di Xanax e un conto in banca misero con cui pagare la psicologa”

Ho trovato lavoro tramite un mio ex titolare, che mi ha suggerito di sentire una sua collega, sempre alla ricerca di persone da formare e far crescere. Dopo la formazione, mi sono ritrovata a fare la Store Manager. Il problema? Zero affiancamento, zero supporto. Gestivo un negozio con un’altra ragazza, palesemente prosciugata dal lavoro. Ho chiesto l’aumento e mi sono stati assegnati €200 in più per il rimborso spese. Non erano comunque abbastanza, ma me li sono fatti andare bene perché “credevo nel progetto”. Sono venuta poi a scoprire che quei €200 erano tutto ciò che differenziava me da chi mi era “sottoposto”. Ho fatto colloqui, assunto personale, insegnato (senza aver ricevuto un primo affiancamento), mi sono occupata del magazzino, ho organizzato, mi sono spaccata la schiena, ho assistito la clientela, ho fatto gli allestimenti. Non potevo chiedere un giorno di weekend libero perché “devi per forza esserci sempre tu, altrimenti il negozio non va avanti”. 1 giorno di riposo su 7, più di 40 ore di lavoro settimanali, turni che mi portavano a uscire di casa alle 9 e rientrare alle 22, festivi e straordinari non pagati. Mi sono stati assegnati due negozi, con due team diversi, esigenze diverse, clientela diversa, organizzazione diversa. Nel corso dei mesi, la mia sofferenza è diventata sempre più ingestibile: sono iniziati gli attacchi di panico, le ansie, le notti insonni, il nervosismo, la frustrazione per fare tanto e non arrivare a fine mese. La mia collega, all’alba dei suoi 34 anni, ha rischiato un infarto. Le hanno detto di fermarsi, così è entrata in malattia. La mia situazione, ovviamente, è peggiorata. Ho deciso di dare le dimissioni. Pochi giorni prima della scadenza del tempo, il mio corpo non ce l’ha fatta. Sono crollata. Mi hanno prescritto lo Xanax per tenere a bada i miei attacchi. L’ultima volta che ho sentito la mia ex titolare è stata quando l’ho avvisata della malattia che avevo preso. Non ho mai più ricevuto risposta. Nessuno mi ha più cercata. Nessuno mi ha chiesto come sto. Dopo un anno di sacrifici, questo è quello che ho ricevuto in cambio: un burnout, confezioni di Xanax e un conto in banca misero con cui ora pagare la psicologa per uscire da questo tunnel.

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