Il value investing è una delle strategie di investimento più famose e di maggior successo della storia. Questo modello solitamente viene applicato quando si vuole fare un investimento sicuro, con una crescita costante
Il value investing è un modello di investimento “a basso rischio”. Si tratta di individuare e investire il proprio capitale in società che, per via ad esempio di cali recenti del fatturato, presentano oggi un prezzo molto basso. Questo tipo di investimento è funzionale perché, quando il mercato si accorgerà di aver ecceduto nel penalizzare queste società, i prezzi si adegueranno rapidamente al loro valore reale.
Come nasce il value investing
Le basi di questa strategia furono presentate e formalizzate a partire dal 1928 da Benjamin Graham e dal suo collega David Dodd negli anni di insegnamento alla Columbia University. Dalle lezioni dei due professori è poi stato scritto un libro nel 1934 che si intitola «Security Analysis».
Graham prevedeva l’acquisto di titoli fortemente sottovalutati in base alle proprietà possedute dalle aziende (impianti, macchinari, ecc.) e le loro disponibilità sotto forma di merci, crediti e liquidità. Un altro aspetto importante era il basso prezzo, confrontato con gli utili realizzati e i dividendi pagati. Un buon investimento, quindi, era quello che poteva produrre profitti dopo aver pagato un prezzo basso rispetto al «valore intrinseco» dell’azienda in cui si è investito, senza troppe speculazioni sul futuro.
Bisogna comunque tenere presente il contesto storico: in America, dopo il crollo del ’29, molti investitori non volevano avere più nulla a che fare con la Borsa e, di conseguenza, molti titoli di Wall Street vennero scambiati a prezzi a volte persino inferiori rispetto ai crediti e alle disponibilità bancarie.
L’evoluzione di questo modello
Graham, nei suoi anni alla Columbia, formò anche diversi analisti: uno tra tutti è Warren Buffet, considerato uno dei più grandi investitori della storia. Quest’ultimo portò avanti il suo modello, modificandone leggermente i termini.
Buffett ha dato una sua interpretazione del value investing: quando si investe il proprio capitale, non bisogna mai pagare un prezzo elevatissimo nella prospettiva di un futuro stellare.
Questo modello prevede che l’investitore selezioni titoli che hanno avuto performance piuttosto deludenti nel passato recente, ma che hanno buone prospettive di business. Si tratta quindi di individuare e investire il proprio capitale in società che, per via dei cali recenti, presentano oggi un prezzo molto basso; così, quando il mercato si accorgerà di aver ecceduto nel penalizzare queste aziende, i prezzi rapidamente si adegueranno al loro vero valore.
Il value investing non prende in considerazione grafici, trend e analisi tecniche: tutto si basa sulla conoscenza e lo studio delle singole aziende. Forse anche per questo motivo – sebbene ora sia tornato in auge – negli ultimi decenni tale modello non è stato utilizzato molto. I compratori, infatti, spesso ultimamente investono sull’onda dell’entusiasmo e sui nuovi settori in espansione – come quello tecnologico – dimenticando di guardare i fondamentali.
I successi maggiori di Buffett, invece, sono stati gli investimenti in titoli che hanno presentato nel tempo un buon tasso di crescita, capace di trainare progressivamente il loro prezzo di Borsa. Non è un caso che negli scorsi anni raramente Buffett abbia guardato con interesse agli investimenti nelle aziende del settore tecnologico – inizialmente giudicati come “ad alto rischio” – mentre i suoi maggiori successi sono stati principalmente legati agli investimenti in aziende bancarie o assicurative.