Settore in pieno sviluppo, nel 2024 l’Intelligenza artificiale (Ai) supererà i 300 miliardi di ricavi a livello globale. Questa la previsione dell’International Data Corporation (Idc), prima società mondiale specializzata in ricerche di mercato, servizi di consulenza e organizzazione di eventi nei settori ICT e dell’innovazione digitale. Secondo il report “Reduce carbon and cost with the power of Ai” del Boston Consulting Group, utilizzando l’Ai le aziende potrebbero ridurre dal 5 al 10% il totale di emissioni di gas serra entro il 2030, pari a 2,6 / 5,3 gigatonnellate di anidride carbonica. Un balzo in avanti decisivo per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

L’Italia ha delle buone carte in mano, ma deve premere sull’acceleratore, perché l’indice i-Com sul grado di sviluppo dell’Ai la vede in 13esima posizione sui 27 Stati dell’Ue. Secondo le stime di Microsoft Italia, puntando sull’Ai le aziende italiane potrebbero guadagnare fino a 570 miliardi di euro entro il 2030. Ecco perché la divisione italiana del colosso informatico ha deciso di contribuire alla trasformazione digitale del nostro Paese lanciando il piano quinquennale #Ambizione Italia DigitalRestart da 1,5 miliardi di euro di investimento in tecnologie e formazione. Le realtà che si doteranno di tecnologie adeguate avranno un incremento del 3% del fatturato in più rispetto alle altre. Ecco i sei settori su cui si concentrerà il Microsoft Ai Hub: Made in Italy (retail, moda e design), manifatturiero, servizi finanziari, sanità, energia e infrastrutture.

Cos’è l’intelligenza artificiale

È la disciplina informatica che progetta hardware e software capaci di fornire prestazioni finora ritenute esclusive dell’intelligenza umana. ll settore è in pieno sviluppo: nel 2024 supererà i 300 miliardi di ricavi a livello globale. Utilizzando l’Ai, le aziende potrebbero ridurre dal 5 al 10% le emissioni di gas serra entro il 2030, pari a 2,6 / 5,3 gigatonnellate di anidride carbonica: ciò rappresenta un passo decisivo per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima (2015).

Attraverso lo studio di questa innovativa tecnologia e lo sviluppo di tecniche di machine learning sarà possibile insegnare alle macchine ad apprendere dai propri errori e dall’esperienza, proprio come fanno gli esseri umani, ma avendo a disposizione una capacità di calcolo infinitamente superiore. Riguardo la capacità delle macchine di effettuare ragionamenti complessi, comunque, esistono due scuole di pensiero: la prima (intelligenza artificiale “forte”) sostiene che un computer adeguatamente programmato può sviluppare una capacità di ragionamento quasi identica a quella umana, dato che il “pensiero” è un’attività complessa che la macchina può “riprodurre” attraverso un calcolo; la seconda, (intelligenza artificiale “debole”), sostiene invece che una macchina può solo simulare processi cognitivi senza mai arrivare ad una piena “coscienza”.

Ad ogni modo, sicuramente l’intelligenza artificiale è in grado di velocizzare processi e semplificare il lavoro umano e nel futuro verrà sempre più utilizzata dalle imprese. D’altronde, puntando sull’Ai, le aziende italiane potrebbero guadagnare fino a 570 miliardi di euro entro il 2030: quelle imprese che, infatti, si doteranno di tecnologie adeguate avranno un incremento del 3% del fatturato in più rispetto alle altre.

Il piano quinquennale Ambizione Italia #DigitalRestart prevede 1,5 mld di euro di fondi in tecnologie e formazione. I principali settori di investimento saranno Made in Italy (retail, moda e design), manifatturiero, servizi finanziari, sanità, energia e infrastrutture.

 

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Intelligenza artificiale: come aiuterà gli HR e aumenterà la produttività dei lavoratori?

L’Intelligenza Artificiale occupa, ormai da qualche anno, un ruolo centrale in diversi settori. La raccolta di “big data” e lo sviluppo di Internet hanno dato modo alle soluzioni AI di farsi strada e aiutare numerose imprese, molto diverse tra loro, soprattutto nella gestione delle Risorse Umane.

Queste soluzioni, infatti, possono aumentare la produttività e le performance dei lavoratori, supportando anche la crescita delle imprese. Ovviamente, l’Intelligenza Artificiale non risolverà tutti i problemi lavorativi, ma permetterà alle Risorse Umane di dedicarsi ad attività strategiche più che a compiti amministrativi ripetitivi. Ma in che modo l’Intelligenza Artificiale potrà rappresentare una svolta nel lavoro e nell’organizzazione dell’HR?

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L’Intelligenza Artificiale ha un forte potenziale sotto il punto di vista dell’aumento della produttività dei dipendenti e potrà aiutare i professionisti delle HR rendendoli consulenti più informati e in grado di migliorare le performance dei professionisti. Gli obiettivi sono:

– alzare il livello di sicurezza dei dati

– risparmiare tempo

– utilizzare  budget in modo efficiente

– Ridurre il lavoro a basso valore aggiunto

– Capire se il dipendente ha un problema

– Promuovere la diversità nel processo di selezione

In molti, però, hanno delle riserve per quanto riguarda l’effettiva applicabilità di questa tecnologia al recruitment: il timore più diffuso è quello relativo alla “disumanizzazione” dei processi di selezione del personale, che verrebbero resi delle esperienze impersonali per i candidati e non un momento di interazione e discussione tra persone. L’altra paura è poi che il processo di automazione possa portare alla scomparsa di alcune figure chiave nelle risorse umane.

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La soluzione, in effetti, è guardare all’intelligenza artificiale come ad un supporto complementare e non alternativo alle attività che sono da sempre svolte dalle persone. Inoltre, un vantaggio dell’AI per quanto riguarda la gestione e selezione del personale, è che tramite questa è possibile eliminare bias cognitivi peculiari della natura umana e molto spesso inconsci; quella serie cioè di atteggiamenti che, in base a preconcetti per lo più culturali, fanno propendere un recruiter per un candidato rispetto ad un altro: sarà questa la vera rivoluzione dell’intelligenza artificiale?