Da diverso tempo, e a periodi alterni, centinaia di creators e influencer di tutto il mondo si sono cimentati a spiegare – a volte anche in modo rocambolesco e fantasioso – il funzionamento del terribile algoritmo di Instagram, sperando di trovare la soluzione a tutti i problemi: la diminuzione della visibilità di post e stories e il conseguente calo delle interazioni. Un effettivo dramma per chi ha costruito la propria carriera e comunicazione aziendale su questo canale.
Il silenzio con cui ha risposto Instagram ai dubbi più comuni degli utenti negli ultimi anni, ha portato questi ultimi a trarre diverse conclusioni basate spesso su ipotesi senza fondamento; sarà stato questo ad ispirare Adam Mosseri, Ceo di Instagram, a intervenire per fare un po’ di chiarezza. D’altronde il social network non si esponeva in modo ufficiale sull’argomento dal 2018, e per farlo ha scelto anche un’occasione speciale: la Creator Week.
L’evento, in programma dall’8 al 10 giugno 2021, vedrà la piattaforma ospitare una serie di iniziative volte allo sviluppo professionale di aspiranti ed emergenti content creator, al fine di aiutarli a costruire la propria carriera tramite gli strumenti social di Instagram e Facebook.
L’algoritmo di Instagram. Spoiler: non è uno solo
“There are a lot of misconceptions out there, and we recognize that we can do more to help people understand what we do” – Ci sono molte idee sbagliate là fuori e pensiamo di poter fare di più per aiutare le persone a capire cosa facciamo.– Adam Mosseri
Uno dei principali malintesi che vogliamo chiarire – dice Mosseri nell’articolo – è l’esistenza di “The Algorithm”. Instagram non ha un solo algoritmo che manipola ciò che le persone fanno oppure non vedono nell’app. In realtà il social network utilizza diversi elementi per gestire la navigazione degli utenti nell’applicazione, tra cui algoritmi, classificatori e processi, ciascuno con il proprio scopo. L’obiettivo è ottimizzare al massimo il tempo di navigazione dell’utente, e il modo migliore per farlo è utilizzare la tecnologia per personalizzarne l’esperienza.
Perché si è reso necessario un sistema del genere? Perché man mano che la community di iscritti cresceva e pubblicava contenuti, è diventato impossibile per la maggior parte delle persone vedere tutto: troppo spesso gli utenti si perdevano i post a cui tenevano di più.
Un’analisi del 2016 ha infatti dimostrato che le persone si perdevano circa il 70% dei nuovi post pubblicati dai loro contatti, incluso quasi la metà dei post dei loro contatti stretti.
Per fronteggiare questa problematica Instagram ha introdotto un feed che classificava i post in base a ciò che interessava di più all’utente. Inoltre, considerato che le persone tendono a cercare i loro contatti più cari nelle Storie, ma navigano in Esplora per scoprire qualcosa di completamente nuovo, un unico algoritmo non poteva funzionare; per questo motivo per ogni sezione dell’app – Feed, Esplora, Reels – esiste un determinato algoritmo creato su misura dell’utente, che si adatta cioè a come le persone navigano ogni specifica sezione.
Come vengono gestiti Feed e Storie di Instagram
Nel Feed e nelle Stories gli utenti amano conoscere e interagire con gli ultimi contenuti pubblicati da amici, familiari e da tutti coloro che scelgono di seguire.
Dal modo in cui navigano questi contenuti, l’algoritmo di Instagram raccoglie altri “segnali” dell’utente per comprenderne le preferenze, dall’orario di condivisione di un post alla tipologia di contenuti maggiormente preferiti (caroselli, video, ecc.). I segnali più importanti per il Feed e le Stories, più o meno in ordine di importanza, sono:
- Informazioni sul post – Raccolta di segnali sulla popolarità di un post, come e a quante persone è piaciuto, quando è stato pubblicato, la durata, se si tratta di un video oppure se è presente la localizzazione.
- Informazioni sulla persona che ha pubblicato – Sapere quante volte le persone hanno interagito con un’altra nelle ultime settimane aiuta a comprenderne gli interessi.
- La nostra attività – Il numero di post che sono piaciuti registra la tipologia di contenuti a cui si è interessati.
- L’interazione nel tempo con qualcuno – Like e commenti forniscono a Instagram un’idea di quanto si è generalmente interessati a vedere i post di una determinata persona.
La raccolta di queste informazioni permette a Instagram di prevedere cosa piace all’utente, e di osservare attentamente anche interazioni come quanti secondi si decide di dedicare a un post, se si è interessa commentarlo, mettere mi piace, salvarlo e toccare la foto del profilo per visitarlo.
Più è probabile che si intraprenda un’azione e più Instagram pesa quell’azione: di conseguenza, più in alto tenderemo a vedere il post di un utente. Questi segnali possono essere aggiornati o rimossi dalla piattaforma nel corso tempo.
Infine, per quanto riguarda le Stories, Mosseri ha tenuto a specificare che hanno rivisto la decisione di limitare la visibilità dei post ricondivisi nelle storie, perché hanno compreso il ruolo sociale che può avere la piattaforma quando gli utenti si sentono coinvolti da importanti eventi di attualità, dalla Coppa del Mondo ai disordini sociali (come per esempio nel recente conflitto Italo-Palestinese).
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Come funziona la sezione Esplora di Instagram
Esplora è il luogo creato per scoprire cose nuove. La griglia è composta da ciò che Instagram ritiene possa essere di interesse per l’utente ma, diversamente da Feed e Storie, i contenuti presenti non provengono dagli account seguiti.
Quali post vede l’utente in Esplora? Quelli che – per tipologia e argomento – sono affini ad altri che gli sono piaciuti in passato, che magari ha anche salvato o commentato. Sono come dei contenuti correlati che Instagram, nelle sue previsioni, crede possano interessargli.
Questi post, a loro volta, sono stati apprezzati da tanti altri utenti attraverso like, salvataggi e condivisioni.
Ci sono altri elementi fondamentali per visualizzare un post in Esplora, come:
- Informazioni sul post – il numero e la velocità con cui altre persone apprezzano, commentano, condividono e salvano un post.
- Lo storico delle interazioni con le persone che hanno pubblicato – il post è stato pubblicato da qualcuno non seguito dall’utente, ma con cui ha in qualche modo interagito.
- La tua attività – quali post sono piaciuti all’utente, ha salvato o commentato e come ha interagito con i post in Esplora in passato.
- Informazioni sulla persona che ha pubblicato– quante volte le persone hanno interagito con quella persona nelle ultime settimane.
E come funziona l’algoritmo di Instagram per i Reel?
I Reels sono progettati da Instagram con l’intento di intrattenere per divertire. Proprio come Esplora, la maggior parte dei contenuti che vengono proposti sono creati da account non seguiti dall’utente. Per questo motivo sono molto importanti per aziende e creator che vogliono aumentare la loro visibilità oltrepassando i confini della loro community.
Anche in questo caso i Reel vengono selezionati e ordinati sulla base di ciò che la piattaforma pensa possa piacere, ma soprattutto intrattenere. In questo senso, l’algoritmo di Instagram valuta i feedback per capire meglio cosa ci farà divertire, tenendo a precisare che c’è un occhio di riguardo verso i creator più piccoli.
Vedere un Reel fino alla fine rende l’idea di quanto quel contenuto sia coinvolgente: il clic sull’audio per saperne di più sul brano, come vedere quali altri contenuti sono stati creati proprio su quell’audio sono elementi che vengono presi in considerazione dalla piattaforma per stabilire il grado di interesse che un Reel può avere.
Anche per i Reel valgono gli elementi citati per le altre sezioni (storico delle interazioni con la persona che ha pubblicato il Reel, popolarità che ha acquisito il contenuto, informazioni sulla persona che ha pubblicato, ecc.), ma tra i suggerimenti di Mosseri troviamo l’invito a non pubblicare contenuti a bassa risoluzione o con watermark, oppure contenuti incentrati su questioni politiche o realizzate da personaggi politici, partiti o funzionari governativi, o per loro conto.
“Shadowbanning”: Instagram ci può bannare?
Può capitare che i nostri contenuti vengano rimossi o che i nostri post vengano visualizzati da meno persone o, ancora, che il nostro profilo venga oscurato. Mosseri ammette che Instagram è stato poco trasparente a riguardo, ma anche che si sta lavorando molto su questo fronte:
“Abbiamo sentito dire che quando i post ottengono meno like o commenti gli utenti pensano a una forma di “shadowbanning”. Non possiamo prometterti che raggiungerai sempre la stessa quantità di persone quando pubblichi. La verità è che la maggior parte dei tuoi follower non vedranno ciò che condividi, perché la maggior parte guarda meno della metà del loro feed. Ma possiamo essere più trasparenti sul motivo per cui rimuoviamo le cose quando lo facciamo […]. Stiamo sviluppando notifiche in modo che le persone sappiano sul momento perché, ad esempio, il loro post è stato rimosso o quando ciò che pubblicano va contro le nostre linee guida.”
Insomma, oggi abbiamo delle conferme rispetto a come Instagram gestisce tecnicamente la piattaforma e qualche informazione in più sulle evoluzioni future di questo popolare social network. Ma ciò che resta invariato è il principio cardine intorno cui gira tutto: Content is the King. Il contenuto deve essere di qualità e di interesse per gli utenti.