Negli ultimi tempi, più di una volta Pechino ha voluto ricordare a investitori e imprenditori che è il governo a dirigere l’economia. Dopo aver bloccato la più grande Ipo della storia di Ant Group lo scorso novembre, a conferma della sua posizione, le autorità antitrust cinesi hanno annunciato l’avvio di un’indagine sul gigante dell’e-commerce Alibaba Group per “sospetti comportamenti monopolistici”. La presunta condotta di monopolio include anche un “accordo di negoziazione esclusiva” secondo cui i commercianti sono impossibilitati a vendere su altre piattaforme online diverse da Alibaba.

L’annuncio di Pechino ha immediatamente provocato il crollo delle azioni di Alibaba Group Holding Ltd di oltre l’8%, il più grande calo giornaliero in sei settimane. L’annuncio rappresenta chiaramente la volontà del Partito Comunista di reprimere il “miracolo economico cinese” che comprende tutto il settore delle tecnologie online, dall’e-commerce alla logistica e ai social media.

Ma facciamo un piccolo passo indietro per conoscere i protagonisti di questa storia.

 

Chi è Jack Ma, il fondatore di Alibaba Group e Ant Group

Jack Ma, è l’uomo d’affari più famoso e più ricco in Cina, nonché il simbolo del “self made man”. Il fondatore e presidente di Alibaba Group nasce a Hangzhou nel 1964, durante la rivoluzione culturale cinese. A dodici anni inizia a studiare l’inglese, lingua che impara da solo offrendosi come guida turistica gratuita a Hangzhou.

«Per otto anni ho raggiunto in bicicletta ogni mattina, pedalando per 39 minuti, neve o pioggia, un albergo vicino al Lago dell’Ovest presso Hangzhou. […] Portavo gratuitamente in giro turisti, così da poter migliorare il mio inglese. Tale esperienza mi cambiò profondamente e cominciai a diventare molto più globalizzato di molti cinesi. Ciò che imparavo dai miei insegnanti era spesso diverso da ciò che mi raccontavano i turisti.»

Durante questa esperienza conosce una famiglia australiana con cui rimane in contatto epistolare per diversi anni. Nel 1985 lo invitano a passare le vacanze estive in Australia. Per Jack Ma fu un’esperienza strabiliante perché, come ha dichiarato una volta, «Prima della mia prima partenza dalla Cina, mi era stato insegnato che la Cina era il paese più ricco e felice al mondo. Quindi, quando arrivai in Australia, pensai «Oh mio dio, tutto è diverso da ciò che mi è stato detto.»

Dopo aver fallito due volte i test d’ingresso per l’università, nel 1988 si laurea in lingua inglese.

La sua carriera comincia come insegnante di inglese all’università, finché nel 1995 gli si presenta la possibilità di andare a Seattle come interprete di una delegazione commerciale. A Seattle naviga in internet per la prima volta: da quella incredibile esperienza decide di richiedere un prestito di 2.000 dollari per aprire China Yellowpages assieme ad alcuni amici, nonostante la sua totale inesperienza nel campo.

Nel giro di qualche anno, avendo avuto l’opportunità di lavorare con aziende del settore del commercio elettronico, raccoglie 60.000 dollari statunitensi insieme a diciotto amici con i quali fonda Alibaba.com e in seguito la Alibaba Group.

alibaba group conflitto governo cinese

Alibaba e il braccio destro Ant Group

Alibaba non è un semplice sito di commercio elettronico ma un ecosistema con molte componenti: uno spazio per l’e-commerce, una piattaforma b2b, un sistema di pagamento, una piattaforma di logistica e così via.

Su Alibaba l’utente può trovare qualsiasi cosa: prodotti, servizi, ma anche informazioni e intrattenimento. Per questo motivo il portale registra 200 milioni di visitatori al giorno che lo navigano in media 22 minuti. Il record di vendite risale all’11 novembre 2016, in occasione del Single’s day: 17,8 miliardi di dollari (il 37% speso per l’acquisto di prodotti stranieri).

Nota a margine: la prima controllata europea è italiana, aperta a Milano nel 2015. Ad oggi sono 1.000 i brand italiani presenti su Alibaba (41% fashion, 21% vino, 10% cosmesi) e 150 le aziende che hanno uno store sulla piattaforma.

Ant Group, invece, è una società finanziaria affiliata del gruppo Alibaba, che possiede la più grande piattaforma di pagamento digitale della Cina Alipay, nata per facilitare i pagamenti dei clienti dell’e-commerce sulla piattaforma Alibaba e che tra i suoi utilizzatori conta oltre un miliardo di utenti e 80 milioni di commercianti. Con Alipay il Gruppo diventa il pioniere dei pagamenti elettronici ‘mobile’.

Il crollo del titolo nel giorno del record di vendite per il Single’s Day

Lo scorso novembre, durante il Single’s Day il Gruppo Alibaba ha festeggiato il record di vendite online pari a 56 miliardi di dollari. Festeggiamenti non goduti visto che nelle stesse ore il titolo Alibaba in Borsa è crollato: sul listino di Hong Kong ha perso quasi il 10% e ciò pesa molto sul calo degli indici cinesi. Alibaba in Borsa ha bruciato oltre 250 miliardi di dollari, quasi 5 volte più dell’incasso delle sue vendite online registrato lo scorso 11 novembre.

Il motivo di questo crollo è la conseguenza dello stop del governo cinese alla più grande Ipo del mondo:il leader del Partito Comunista Cinese Xi Jinping ha affondato personalmente l’Ipo di Ant.

 

Le accuse del governo cinese ad Ant Group

Le autorità cinesi hanno fermato l’offerta pubblica iniziale da 37 miliardi di dollari di Ant Group  quando mancavano una trentina di ore al debutto nella Borsa di Shanghai.

Inizialmente il governo comunista sembrava compiaciuto per l’iniziativa di Jack Ma, destinata a rafforzare la crescita del mercato azionario cinese. Invece Jack Ma, iscritto al Partito da decenni, è stato convocato a Pechino e al posto di un elogio per l’ennesima impresa innovativa, la Banca centrale e le autorità di regolamento e controllo finanziario hanno pensato bene di “richiamarlo all’ordine”.

In sostanza, il mancato debutto di Ant Group in Borsa e anche il conseguente crollo delle azioni di Alibaba è legato alle intenzioni del partito comunista cinese di creare nuove regole per eliminare le pratiche monopoliste nel comparto. Più nel dettaglio, il regime cinese non vuole permettere a queste piattaforme di operare come delle banche e quindi la sua chiara intenzione sembra essere quella di introdurre dei freni regolatori ai prestiti e ai depositi delle controllate di Alibaba e alle altre aziende del settore.

Una guerra di potere contro le grandi protagoniste dell’Hi-Tech

In un editoriale del Quotidiano del Popolo (la voce ufficiale del Partito comunista cinese) si legge che: “L’indagine su Alibaba non indica che la Cina abbia cambiato il suo atteggiamento favorevole e incoraggiante verso le piattaforme Internet, ma contribuirà a garantire la salute e lo sviluppo del settore Internet”.

Secondo gli esperti, i colossi del commercio elettronico cinese hanno peccato di arroganza, pertanto l’intervento serve a ristabilire l’ordine (e la gerarchia di potere, ndr).

Le nuove regolamentazioni del regime cinese hanno effetti su tutte le grandi piattaforme internet, non solo Alibaba, infatti come scrive Forbes: “nella seduta di oggi, 28 dicembre, il colosso del food delivery Meituan è crollato del 6,9%. Tencent è calata del 6,6%, e perfino la concorrente di Alibaba, JD.com, ha perso il 2,1%”.